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Emulazione: la prima teoria dietro la strage di Toronto

Emulazione: la prima teoria  dietro la strage di TorontoPoliziotti canadesi vicino al veicolo con cui Alek Minassian ha ucciso dieci persone a Toronto – Ap

Canada Un 25 enne investe e uccide 10 persone: le autorità canadesi escludono il terrorismo internazionale. Sul suo presunto profilo Facebook trovati riferimenti a un atto simile compiuto in California

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 25 aprile 2018

A Toronto, in Canada, per trovare delle risposte, la polizia sta indagando sul passato di Alek Minassian, il 25enne che martedì alle 13,30 ora locale, a bordo di un furgone noleggiato, ha ucciso investendole volontariamente dieci persone e ne ha ferite 15. Ciò che si sa finora è che Minassian non aveva precedenti penali, ma non il movente che l’ha spinto a utilizzare deliberatamente un autoveicolo come un’arma.

I media americani parlano, stando al profilo LinkedIn di Minassian, di uno studente del Seneca College di North York, lo stesso quartiere dove ha messo in atto il massacro. È stato trovato un profilo Facebook con la stessa foto usata su quello LinkedIn, a nome Alek Minassian, ma non si sa se sia o meno autentico.

In quell’account ci sono riferimenti a Elliot Rodger, il 22enne che nel 2014 a Santa Barbara in California, uccise 7 persone. Questo potrebbe far pensare a un’emulazione dopo che, nelle prime ore dall’incidente, si è parlato di movente politico vista la riunione ministeriale dei paesi del G7 in svolgimento a Toronto proprio nelle stesse ore e non troppo distante dal luogo dell’attentato.

Da interviste a ex compagni di studio e conoscenti dell’attentatore si ricava il ritratto di una persona solitaria, senza grandi amicizie, ai margini della vita sociale scolastica. Un personaggio dai contorni ancora non definiti nelle mani della polizia che lo ha arrestato mezz’ora dopo la corsa impazzita, del furgone lanciato per due km sul marciapiede, da cui saliva e scendeva per evitare gli ostacoli e colpire più vittime possibile travolgendo idranti, persone, distributori di giornali.

Una volta circondato e fermato dalla polizia l’uomo, disarmato, ha gridato più volte alla polizia di ucciderlo sparandogli in testa, poi è sceso dal furgone non opponendo resistenza all’arresto. Il conto delle vittime è salito man mano che i feriti arrivavano in ospedale.

In conferenza stampa le autorità canadesi hanno escluso la matrice del terrorismo internazionale e il primo ministro Justin Trudeau su Twitter ha ringraziato i soccorsi e le autorità della città di Toronto per aver reagito all’attacco rapidamente. Si è poi rivolto alle famiglie delle vittime per esprimere la sua vicinanza.

«Il pericolo è terminato, ora la città è al sicuro», ha dichiarato il capo della polizia di Toronto, Mark Saunders, già nella prima conferenza stampa, a una cittadinanza che come primo pensiero ha avuto il ricordo degli attentati dei sostenitori dell’Isis che, usando un veicolo, avevano scosso Nizza, Berlino, Barcellona, Londra e New York.

Subito dopo anche il ministro della sicurezza pubblica canadese, Ralph Goodale, ha dichiarato che stavolta, anche se il movente è ancora oscuro, sembra essere diverso.

La zona dell’attacco è densamente popolata, nell’estremo nord di Toronto, circondata da molte nuove torri condominiali; i negozi sono rimasti chiusi, su richiesta delle autorità, e un memoriale di fortuna si è sviluppato su un muro di pietra vicino al luogo di quello i cittadini definiscono «un massacro».

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