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Emorragia demografica, gli immigrati tornano a casa

Emorragia demografica, gli immigrati tornano a casaLa tradizionale manifestazione del Rocio a Sanlucar de Barrameda, in Andalusia – Reuters

Stranieri in fuga Per la prima volta dal 1996 cala la popolazione. La quasi totalità delle partenze si registra tra gli stranieri residenti: in 216mila hanno scelto di fare le valigie

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

Non è un paese per immigrati. O, meglio, non lo è più, perché fino a poco fa, negli anni così vicini e così lontani del boom economico, la Spagna è stata terra d’immigrazione, assorbendo un terzo del flusso migratorio verso l’Europa a arrivando a censire, nel 2010, 5.747.734 cittadini stranieri residenti.

Ora la tendenza si è invertita. Sarà per il giro di vite sull’assistenza sanitaria; per la disoccupazione che ha sfondato il tetto dei 6 milioni e tiene con le braccia conserte circa un terzo della popolazione; sarà per la desolante mancanza di prospettive, riflessa dal tasso di disoccupazione giovanile che supera il 55% e confermata dal del Fondo monetario internazionale che ha recentemente pronosticato altri 5 anni di purgatorio per l’economia spagnola. Il fatto è che, per la prima volta dal 1996, cioè da quando esistono dati affidabili, la popolazione del regno di Spagna, risulta, in diminuzione. È quanto emerge dai dati diffusi dall’Instituto nacional de estadistica (Ine), che hanno segnalato una contrazione demografica di più di 200mila persone rispetto al 2012. Un dato, probabilmente, da correggere al rialzo, sommando il numero dei giovani spagnoli che, sempre più numerosi, abbandonano il paese per latitudini più nordiche. Uno stillicidio difficile da quantificare dato che rappresenta un flusso migratorio che si muove soprattutto all’interno dell’area Schengen. Quasi impossibili da quantificare anche le partenze degli immigrati irregolari che lasciano la Spagna alla volta di mete più accoglienti.

Tuttavia la parte più consistente di questa emorragia demografica è costituita dagli stranieri residenti, che, stando ai numeri dell’Ine, rappresentano la quasi totalità delle partenze: 216mila immigrati hanno puntato su un «ritorno al futuro» nei paesi d’origine. C’era un tempo in cui gli stranieri che sceglievano la nazione iberica come paese adottivo aumentavano di 350mila all’anno, con punte 750mila nel 2007, apice dell’epoca dorata dell’economia. La popolazione spagnola è cresciuta di quasi sei milioni nel decennio 2000-2010, e, nello steso periodo, il numero di stranieri residenti è passato da circa un milione a più di 5,5 milioni. Il confronto con il passato recente è impietoso: nel 2009 hanno attraversato la frontiera del paese per restarci 99mila persone mentre nel 2011 gli immigrati registrati sono stati soltanto 4mila.

La maggior parte della cosiddetta emigrazione di ritorno è composta da cittadini extra Ue. Gli ecuadoriani sono quelli che più di tutti fanno le valige per tornare a casa, spronati forse dalla crescita economica del paese e dell’area dell’America latina. Anche i colombiani, infatti, intraprendono sempre più spesso la via del ritorno, preceduti però dai rumeni che in Spagna costituiscono una comunità numericamente importante. Molti di coloro che fanno in senso contrario il percorso che ai tempi della bonanza li portò in terra di Spagna, sono ex lavoratori del settore edile, vittime dello scoppio della bolla immobiliare e della conseguente paralisi dei cantieri in quasi tutto il paese.

Nonostante tutto, qualcuno continua a scegliere il paese iberico: gli italiani per esempio, che, alla data della rilevazione dell’Ine, sono 246 in più rispetto all’anno passato. In espansione anche la comunità cinese (+3647) e quella pachistana (+730).

La regione che fa segnare il numero di partenze più elevato è la Comunidad di Madrid (che conta quasi 60mila residenti stranieri in meno), seguita dalla Catalogna e dalla Comunidad Valenciana (rispettivamente -32mila e -24mila), che però non sono le regioni in cui la densità di abitanti stranieri è più alta: da questo punto di vista, il primato spetta alle Baleari, i cui abitanti sono per il 20% stranieri; poi le comunidades di Valencia e Murcia. La regione insulare è anche quella che fa registrare la diminuzione relativa più consistente: il 7,8% dei non spagnoli ha abbandonato le Baleari per cercare fortuna fuori dal paese. Una perdita di capitale umano che non aiuterà la Spagna sulla via della ripresa.

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