Emmanuelle Devos segugio infallibile per Grégory Magne
Al cinema «I profumi di madame Walberg|», punta più sugli umori che sugli effluvi, nel confronto tra «il naso» della signorina che dà il titolo al film, creatrice di famose essenze per gli stilisti, con «il fiuto» di uno chauffeur alle prese con una moglie divorziata
Al cinema «I profumi di madame Walberg|», punta più sugli umori che sugli effluvi, nel confronto tra «il naso» della signorina che dà il titolo al film, creatrice di famose essenze per gli stilisti, con «il fiuto» di uno chauffeur alle prese con una moglie divorziata
Al cinema gli odori, o se volete i profumi, non si possono apprezzare, solo evocare. Anche se John Waters con Polyester aveva escogitato un rapporto olfattivo con lo spettatore. Nonostante questo sullo schermo abbiamo visto Profumo di donna, Profumo storia di un assassinio, Il profumo del mosto selvatico, a riprova del fatto che il profumo è rappresentabile.
GRÉGORY MAGNE con il suo nuovo film I profumi di madame Walberg compie un’operazione curiosa. Punta più sugli umori che sugli effluvi. Mette infatti a confronto «il naso» della signorina che dà il titolo al film, creatrice di famose essenze per gli stilisti, con «il fiuto» di Guillaume, chauffeur alle prese con una moglie divorziata, un giudice dei minori che vorrebbe quasi negargli la figlia e il titolare dell’azienda, la Elite Driver, che gli vuole bene, ma ne coglie anche i limiti che l’autista spesso supera. L’incontro tra i due è di classe. Lei odiosa e antipatica, in qualche modo lo umilia e lo costringe a svolgere compiti che non sarebbero suoi. Lui ha bisogno, si adatta, pur cercando di tenere testa a quell’arpia. Ognuno ha i suoi motivi, veniamo a scoprire che «il naso», da star incontrastata delle maison dopo essere stata stritolata dal marketing degli «americani» aveva perso psicosomaticamente l’olfatto e con quello i lavori prestigiosi, ora declassata «studia» essenze per supermercati e borse di pelle puzzolenti. Lui ha buon carattere, capisce le persone, ma l’unica cosa che conta è la figlia Lea di dieci anni. Tra i due sono schermaglie continue, poi il ghiaccio è destinato a sciogliersi, senza peraltro superare i confini di un rapporto umano di stima e amicizia. E questo è il merito maggiore del film che in qualche modo scorre sui binari della prevedibilità più assoluta, così però non scatta davvero l’emozione o la curiosità. Anche se bisogna riconoscere una particolare accuratezza nel parlare dei profumi (per questo hanno utilizzato diversi «nasi» consulenti) come quello dell’erba tagliata che a Guillaume ricorda l’infanzia, a madame una carneficina (studi recenti affermano che l’erba tagliata si senta minacciata e per questo rilasci enzimi particolari).
EMMANUELLE DEVOS offre il suo aspetto più altezzoso e funzionale al personaggio che invitato a dire due parole a una cameriera non riesce a dire più di grazie, come rattrappita nei suoi rapporti con gli altri, che cerca spesso di evitare. Grégory Montel è invece lo chauffeur convinto di non avere alcun talento e di doversi barcamenare al meglio nella vita. Se Devos è una delle attrici più conosciute del cinema francese, Montel – che aveva partecipato all’esordio di Magne, L’air de rien, deve la sua notorietà al personaggio di Gabriel che interpreta nella fortunata serie Netflix Chiami il mio agente!.
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