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Emma Donoghue, collegio di educande con amore lesbico nell’Inghilterra dell’800

Emma Donoghue, collegio di educande con amore lesbico nell’Inghilterra dell’800Eleanor Mccaughey, «I See Signs», 2013

Scrittrici irlandesi «Lezioni imparate dal cuore», da Einaudi Stile Libero

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 21 aprile 2024

Due adolescenti che vengono dal passato, ma tutte proiettate verso il nostro tempo, animano l’ultimo romanzo della scrittrice irlandese Emma Donoghue, Lezioni imparate dal cuore (traduzione di Isabella Pasqualetto, Einaudi, pp. 360, € 18,50). Ambientato nel 1805 in Inghilterra, a York, vede in scena Eliza Raine, figlia illegittima di un dottore britannico della Compagnia delle Indie orientali e di una donna indiana originaria di Madras, e Anne Lister, una ragazza sicura di sé, della sua cultura e del suo posto nella società.

A Eliza, isolata, timida e spaurita, viene assegnata, nel collegio in cui finisce per volontà paterna, una stanza singola. Se ne chiede il perché e teme che la decisione sia dovuta al colore diverso della sua pelle. Non ama il continuo confronto con le altre studentesse e con le insegnanti, dunque vive ai margini degli equilibri scolastici. Finché non arriverà a scuola Anne, la cui consapevolezza del ruolo sociale che occupa e che le conferisce un’affascinante e impavida sfrontatezza, folgora la giovane amica.

Al di là degli aspetti sentimentali, il libro di Donoghue si configura in gran parte come una puntuale analisi descrittiva dell’ambiente collegiale, contesto in cui le altre ragazze si distinguono per meschinità e conformismo. La narrazione in terza persona è interrotta dalle lettere che dieci anni dopo Eliza – la cui esuberanza inconciliabile con le geometrie della società le ha guadagnato il sanatorio a vita – scrive a Anne.
Reminiscenze e speranze, che non sono se non una maschera della disperazione, si alternano in queste lettere, le prime scanzonate e memori di momenti felici, poi via via più sature di un rancore acuito dalle non risposte della compagna.

Quella che sarebbe altrimenti una storia d’amore a tratti prevedibile, viene riscattata da quindici pagine finali di note autoriali in cui Emma Donoghue rende conto di ciò che l’ha spinta alle sue ricerche sulle due ragazze: confessa, la scrittrice, che leggere della vera vita di Anne Lister cambiò le sue sorti. Complessa e contraddittoria, ma anche snob e sfacciata, Anne era in grado di mesmerizzare ogni sua compagnia, nei contesti sociali più diversi. Divenne famosa per avere sposato Ann Walker, e il loro fu il primo matrimonio lesbico (per quanto senza valore legale) celebrato in chiesa, alla Holy Trinity a York.

Donoghue si immerse nel diario oceanico di Anne, composto da più di cinque milioni di parole, per poi indagare le vicende della giovane amante Eliza Raine. Di lei si sa pochissimo, di certo visse un’esistenza tempestosa. Trapiantata dall’India in Inghilterra all’età di sei anni, e in sostanza abbandonata a se stessa dopo la morte prematura del padre, è assai probabile che l’unico suo periodo di felicità sia stato quello che trascorse in collegio assieme all’esuberante Lister. Fu probabilmente il suo primissimo amore saffico: nelle loro lettere le due ragazze si chiamavano «caro marito», ma la loro storia sarebbe finita anche per le continue infedeltà di Lister. Nel 1814 Eliza finì in sanatorio e lì rimase reclusa per il resto della vita.

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