Visioni

Emio Greco e Pieter C. Scholten, storie di danza e condivisione

Emio Greco e Pieter C. Scholten, storie di danza e condivisioneUna scena da «We, the Breath» – foto di Luca Villa

A teatro Ai due artisti il festival Milanooltre ha dedicato il focus d'apertura dell'edizione 2023

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 7 ottobre 2023

Un corpo intuitivo, virtuoso e pensante, la cui vibrazione interiore è quella scintilla che scatena l’espandersi del movimento in linee, spirali, forme. Un’onda in cui non c’è muscolo, articolazione che non partecipi al moto con lucentezza e sorpresa. Una danza che mette in comunicazione il respiro della scena con il respiro di chi guarda. È a Emio Greco e Pieter C. Scholten che il festival Milanoltre, in scena fino al 15 ottobre tra il Teatro Elfo Puccini e altri spazi, ha dedicato il focus d’apertura dell’edizione 2023 intitolata Back to the Future. Tre serate per vivere una ricerca sulla danza di grande sottigliezza e generosa condivisione con il pubblico.
Si è partiti con The Body in Revolt, conferenza danzata condotta dall’istrionico Pieter C. Scholten, in scena con i giovani danzatori di Vivaio. Si tratta di un piccolo gruppo, cellula embrionale del progetto Serra di Danza ideato da Greco e Scholten per il Centro di Produzione della danza Porta d’Oriente che co-dirigono in Puglia con la compagnia Resextensa. A preparare Vivaio composto da Matteo Almici, Giacomo De Luca, Lorenza Mangione, Lucia Mosaico, Chiara Pecoraro e Claudia Sarcinella è stato Victor Callens, tra i danzatori storici della Compagnia olandese di Greco e Scholten, Ick Dans Amsterdam. Una conferenza che ha ribadito la potenzialità della trasmissione della danza secondo la ricerca di Greco e Scholten, riconducibile al progetto creativo Double Skin Double Mind. Un lavoro da cui augurarsi che Greco e Scholten possano portare avanti con il giusto peso le loro iniziative all’interno delle attività del Centro di Produzione pugliese.

Una scena da “Rocco”, foto di Alex Avgud

MA VENIAMO agli spettacoli di Ick Dans Amsterdam. We, the Breath, in prima nazionale, è un invito trascinante a ritrovare il senso e il sentimento del respiro. Sessanta minuti accompagnati in sottofondo dal battito cardiaco, ma anche da disco hit come I feel love di Donna Summer in un collage musicale che invade la platea. Le luci, la danza, la musica giocano sulla tridimensionalità aprendosi verso gli spettatori con continue oscillazioni di temperatura e intensità. Parole sussurrate, danze dal tremito animalesco, corse tra il pubblico, corpi capaci in un secondo di dare visione a forme coreografiche lampanti che esplodono e si trasformano in altro. Danzatori tutti da nominare per presenza, vigore, sensibilità: Jordaine Lincoln, Sixtine Biron, l’italiano Denis Bruno, Dennis van Herpen, Hiroki Nunogaki, Victor Swank. Quattro di loro, Bruno e van Herpen, Lincoln e Biron, sono a Milanoltre anche per Rocco, lavoro storico di Greco e Scholten, ripensato per la sala Fassbinder dell’Elfo Puccini. Con una fonte d’ispirazione come il film Rocco e i suoi fratelli di Visconti, il lavoro di Greco e Scholten si consuma in un ring.

I QUATTRO si fronteggiano due a due, ma anche quattro a quattro, una lotta mentale e fisica tra corpi che furoreggiano in moti diametralmente opposti. Il pubblico disposto sui quattro lati intorno al ring respira il pericolo, il rischio di individui che potrebbero distruggersi per un centimetro in più di vicinanza, per un ritardo infinitesimale nello scansare un colpo. Un pezzo costruito con perizia millimetrica. Un focus che illumina sulla luce comunicativa che la danza può avere in sé in un flusso creativo fremente tra istinto e formidabile struttura.

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