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Emilia Romagna, Bonaccini blocca un nuovo condono

Emilia Romagna, Bonaccini blocca un nuovo condonoStefano Bonaccini – Lapresse

Edilizia Rivista la legge che avrebbe aperto a una sanatoria degli abusi edilizi degli anni ’70-’80

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 23 dicembre 2020

Un gran pasticcio. Senza dolo giurano i diretti interessati, ma comunque potenzialmente in grado di regolarizzare, tramite il meccanismo del condono e del silenzio assenso, le speculazioni edilizie degli anni 70 e 80. Sopratutto nella Riviera emiliano-romagnola, territorio già urbanizzato fino allo stremo, con file di hotel e casermoni condominiali a due passi dal mare; e non è mai stato un bel vedere o un toccasana per l’ambiente.

Per mettere una pezza ad una questione esplosiva, che si stava trascinando da settimane tra le aule della Regione Emilia-Romagna e che ha salde radici nelle colate di cemento di decenni fa, oggi la maggioranza di centro sinistra stralcerà gli ormai famigerati articoli 32 e 33 della nuova legge regionale sulla «rigenerazione urbana dei centri storici» e sulla riqualificazione edilizia.

A dare l’ordine di scuderia ai suoi, e quindi ai consiglieri Pd, è stato ieri sera direttamente il presidente Stefano Bonaccini. «Nessun condono – ha detto il governatore – Non voglio né ombre né fraintendimenti e per questo chiedo che nel confronto in atto in Assemblea legislativa vengano stralciate le parti del progetto di legge non strettamente legate all’obiettivo di una maggiore semplificazione per favorire il ricorso al super ecobonus».

Comunque, visto che politicamente si tratta di un dietro front, l’intervento di Bonaccini è la conferma che qualcosa proprio non andava in quel testo di legge adottato in tutta fretta anche per mettere in condizioni i privati di regolarizzarsi e accedere al superbonus del 110%.

A lanciare pubblicamente l’allarme erano stati i verdi di Angelo Bonelli e, su il manifesto, l’urbanista Vezio De Lucia. Con l’approvazione degli articoli 32 e 33 delle legge, ha scritto ieri De Lucia, si sarebbe aperta la porta a «domande di sanatoria relative ad abusi finora non sanati perché insanabili». Un disastro insomma, che però sarà evitato.

«È da tre settimane che abbiamo sollevato il problema. Quei testi sono già stati riscritti una volta perché nella loro versione originaria aprivano ad un maggiore consumo di suolo. Ora con questo stralcio prendiamo atto che il nostro lavoro di mediazione nelle sedi opportune ha pagato», ha spiegato il consigliere regionale Igor Taruffi di Coraggiosa, la formazione capitanata da Elly Schlein che da sinistra sostiene il Pd in Regione assieme ai Verdi, che esultano per quella che considerano una loro vittoria.

«Un fatto importante, quella legge avrebbe aperto al condono edilizio con tanto di effetto imitazione per il resto d’Italia. Ringrazio Bonaccini per averci ascoltato», ha detto Angelo Bonelli. «E’ questa la strada giusta», ha dichiarato invece la consigliera regionale Silvia Zamboni, che prima dell’annuncio di Bonaccini aveva spiegato di essere pronta a votare contro il provvedimento.

Tanto più che nella legge regionale l’articolo 33 (che ora sarà escluso dal testo finale) avrebbe aperto alla possibilità di incrementare le cubature degli hotel nelle zone ad alta vocazione turistica, di creare nuovi parcheggi sotterranei di pertinenza, di demolire e ricostruire altrove. Tornando così a solleticare i voraci appetiti del settore turistico romagnolo, esploso a suo tempo anche a partire da diffuse irregolarità e abusi.

«La Regione non ha mai voluto prendere di petto questa situazione – ha spiegato l’urbanista Piero Cavalcoli – Ora tutti hanno fretta perché ci sono in ballo i fondi del superbonus e senza edifici in regola quei soldi giustamente non si possono ottenere». La prima soluzione trovata – la legge è stata scritta a novembre dagli uffici della giunta Bonaccini – era stata quella del silenzio assenso entro 60 giorni sulle passate richieste di condono.

Un meccanismo nato con l’obiettivo di semplificare iter burocratici spesso bloccati e che avrebbe previsto comunque un via libera formale da parte dei Comuni. Un meccanismo che però avrebbe lasciato anche spazio a interpretazioni differenti, e quindi a possibili abusi e a sanatorie senza freni.

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