Tra le più gettonate parole chiave della Milano Music Week 2023, conclusasi domenica scorsa, il sostantivo “creatività” è stato oggetto di una dialogica ricerca di nuove accezioni, declinabili in accordo con le ultime tendenze dell’industria musicale e con i temi caldissimi della disparità di genere e dell’intelligenza artificiale.
L’agenda settimanale si è rivelata particolarmente ricca di tavole rotonde, distribuite lungo le coordinate delle tante location cittadine in cui hanno avuto luogo gli incontri; occasioni di confronto e svelamento di una rete che la disattenzione mediatica fa spesso apparire più “carbonara” di quanto sia in realtà.
Seguendo le connessioni di questo network, il concetto di creatività si ritrova spesso legato a un’altra parola chiave, termine ombrello ancor più meritevole di aggiornamento: “emergenti”. Ad aprire il tavolo delle discussioni al RAL di via Corsico, martedì 21, il panel intitolato Wonderlust – La promozione e lo sviluppo di un progetto emergente: un incontro in cui quattro giovani addetti ai lavori — Simone Meraviglia, Giulia Gori, Ivonne Ucci e Simone Castello — si sono focalizzati sulle possibili genesi del «profilo artistico», enfatizzando l’importanza di quelle professionalità che — dall’ufficio stampa alla distribuzione — fanno da figura guida contribuendo a indirizzare il processo creativo attraverso le sue varie fasi.

UNA TESI suffragata ventiquattr’ore dopo dal talk !Professione Emergenti! Regole del gioco tra creatività e sua amministrazione, ideato dall’associazione Terra Amara e incentrato su diritto d’autore, ripartizione economica, investimenti e possibilità concesse dal business musicale ai giovani artisti. C’è poi chi, come il mental coach Gabriele Colombo, ha proposto una lettura olistica dell’autore e dei diversi ambiti in cui egli può esercitare la sua creatività, mentre il Music Brunch di mercoledì all’Hard Rock Café ha visto i presenti interrogarsi sui «confini dell’atto compositivo» tentando di inquadrare il ruolo dell’AI nella filiera della produzione discografica.
A riportarci al punto zero del processo creativo, tra gli spazi di Mare Culturale Urbano, uno degli ultimi panel della rassegna. Mare x gli artisti emergenti: formazione immersiva nell’industria musicale ha esposto al pubblico la proficua collaborazione tra Raster (rassegna di musica indie e underground dedicata ai progetti musicali emergenti) e La Città della Canzone, workshop per giovani cantautori che dal 2013 è organizzato annualmente dal Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona (Università di Pavia).

«HA SENSO parlare di formazione alla creatività? Come si possono trasmettere le prassi creative legate alla canzone?». Queste le domande di fondo poste dal moderatore Alessandro Bratus, docente del dipartimento cremonese, a Marco Manini (direttore artistico di Raster Festival), a Francesco “Maestro” Pellegrini degli Zen Circus e agli artisti che si sono esibiti in serata (Spazio Calmo, Luman, Emiliano Akario). I quali concordano sulla necessità di aprire e svelare ulteriormente la rete, per condividere informazioni in grado di far “emergere” non soltanto gli artisti ma anche il loro pubblico. La formazione, in tal senso, può avere un ruolo determinante nel far maturare e detonare quelle esigenze espressive che Pellegrini considera «insite nell’essere umano, benché in tanti le sopprimano». Purché, conclude Bratus, essa non si riduca a un’idea di «formazione fatta dalle istituzioni per dare continuità alle istituzioni stesse», ma rimetta al centro le persone scongiurando quella temuta «moria della creatività» per la quale l’AI sarebbe un capro espiatorio fin troppo comodo.