Visioni

Emeli Sandé, i giochi misteriosi della mente nascosti in un’anima soul

Emeli Sandé, i giochi misteriosi della mente nascosti in un’anima soulEmeli Sandé in una performance live al London Pride, 2022 – foto Getty Images

Incontri L’artista britannica parla del suo nuovo album «How Were We to Know», arcobaleno di stili. Testi carichi di resilienza, la multiculturalità contrapposta al razzismo

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 24 novembre 2023

Voce stentorea, fra le più belle uscite dal Regno unito del nuovo millennio, Emeli Sandé ha pubblicato in questi giorni un nuovo capitolo, il quinto, della sua storia discografica, How Were We To Know (Chrysalis Records). Pop – è la sua cifra stilistica – che da sempre ha saputo coniugare con sonorità tipiche del soul o come in questo caso, ambienti elettronici e (minime…) reminiscenze trap. Ma sempre con molta cautela. Amore, speranza, dolore abbondano nei testi che non si piangono addosso, anzi in un brano True Colours c’è una vera e propria dichiarazione di amor proprio mentre Like I Loved You gioca la carta della determinazione e dell’«auto-perdono».

Il pezzo che intitola il disco è supportato da un video decisamente particolare: lei è davanti alla telecamera e nel frattempo un team di stilisti e traccatori la trasforma. Una metafora della vita..

Si, è esattamente così. In questo video volevamo trasmettere un messaggio sia sulla necessità che tutti abbiamo di resilienza per andare avanti con la propria esistenza, sia sull’inevitabile vulnerabilità che anche noi, nessuno escluso, affrontiamo quotidianamente.

All’inizio della sua carriera ha diviso il tempo tra musica e studi universitari, nello specifico la facoltà di neurologia. Cosa l’ha spinta verso quelle discipline che ha poi lasciato per dare spazio alla sua passione?

Il mistero della mente è assolutamente affascinante. Proprio come l’universo, c’è così tanto che non sappiamo e ancora molto da esplorare. La salute mentale ha un effetto diretto sulla salute fisica, il corpo segue la mente quindi è sempre stato un ramo della scienza che ha suscitato in me una enorme curiosità. Tuttavia è un argomento molto difficile e ho iniziato a sentirmi frustrata perché non dedicavo il 100% della mia attenzione alla musica o alla medicina. Non mi sentivo a mio agio nel dare il 50% a entrambi perché significava che non avrei potuto eccellere in nessuno dei due. È stata una decisione difficile da prendere e uno dei miei più grandi sacrifici per la musica, ma cantare è sempre stato nel mio cuore ed è qualcosa a cui sentirò sempre naturale dare il massimo.

Ma la passione verso quegli studi ritorna in uno dei brani del disco precedente: «Yes You Can«, dove si parla proprio di salute mentale

Sì, voglio coprire quante più diverse esperienze di vita possibile con la mia musica. Il mio nuovo album esplora l’amore ma non si limita al sentimento romantico. Credo che lo stato della tua salute mentale sia fortemente correlato allo stato dell’amore verso te stesso. L’autostima e la fiducia sono così preziose. Purtroppo è molto difficile mantenere entrambi a livelli «sani» nel mondo moderno. Spero che parlando di passione in questo lavoro io possa ispirare l’ascoltatore ad amare se stesso e a dedicarsi l’un l’altro senza riserve.

Il nuovo disco è una sfida anche dal punto di vista vocale: la title track inizia in falsetto e acquista vigore e impeto sulla seconda strofa.

Volevo che fosse un album basato molto sulla voce. Così ho spinto al massimo delle mie possibilità. Amo scrivere e suonare, ma il primo approccio alla musica è avvenuto attraverso il canto. È stato meraviglioso tornare a concentrarmi sull’interpretazione.

Il suo album di debutto è stato esplosivo, «Our Version of Events» (2012) ha venduto due milioni di copie solo in Inghilterra ed è rimasto in classifica per un paio d’anni. Come si riesce a convivere con un successo così dirompente e come lo si gestisce?

Dopo aver lottato per anni per diventare un’artista, il successo del primo album è stato una sensazione bellissima. Mi ha permesso di placare i dubbi interiori secondo cui avevo preso la decisione sbagliata di rinunciare a tutto per dedicarmi alla musica. Ha anche rafforzato la mia fiducia di poter realizzare i miei sogni «proibiti». La pressione per eguagliare il successo commerciale del primo album era sicuramente presente mentre lavoravo al secondo disco, ma ho davvero fatto resistenza perché non volevo ripetermi musicalmente. Ho avuto la fortuna di avere un team produttivo che ha rispettato la mia esigenza di continuare a crescere artisticamente ed esplorare territori diversi.

«Another One», una traccia dal disco precedente, è dedicata al movimento Black Lives Matter. Ha mai subito in prima persona episodi di razzismo, lei che è figlia di madre inglese e padre zambiano?

Sono cresciuta in mezzo a culture ed etnie differenti, per me il razzismo e la discriminazione sono sempre stati due concetti totalmente estranei. Non ho mai messo in dubbio le differenze dei miei genitori. Sono profondamente innamorati, provengono da due culture nettamente diverse. Mia sorella ed io abbiamo visto amore, lealtà, connessione e forza. Anche se ho avuto alcune esperienze negative, mi sento incredibilmente fortunata ad essere cresciuta in una famiglia di razza mista. Mi ha dato una prospettiva molto aperta sul mondo e sulla connessione umana. A me e spero a tanti altri.

Ho letto che ha iniziato a comporre da bambina, imparando la lezione da superstar come Mariah Carey e Celine Dion…

Sì, quel tipo di ballate decisamente radiofoniche, hanno rappresentato il mio primo approccio con la musica e la prima forma di composizione che ho imparato. Mi affascinava la crescita di pathos della strofa, i bridge veri e propri «colpi di scena» a sorpresa delle otto sezioni centrali. E mi ha conquistato l’ equilibrio di voci, cori e strumentazioni. Ho passato molti anni cercando di affinare la mia interpretazione delle ballad! Questo album per me è forse la chiusura del cerchio e l’inizio della ricerca su altre forme di composizione. Questo è ciò di cui sono più entusiasta e che mi spinge a proseguire. Il mondo dell’opera e della composizione classica è un altro mondo sonoro in cui non vedo l’ora di addentrarmi.

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