Emanuele Coccia e il ripensamento della vita sensibile
Incontri Una intervista a partire dal suo ultimo libro per Einaudi «Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità»
Incontri Una intervista a partire dal suo ultimo libro per Einaudi «Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità»
Il nuovo libro di Emanuele Coccia, Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità (Einaudi, pp. 144, euro 15), è un nuovo capitolo di quella «metafisica della mescolanza» che il filosofo italiano sta scrivendo da diversi anni e che ha al suo centro un ripensamento della vita sensibile nel segno della metamorfosi. In queste pagine sperimenta uno stile in parte nuovo: l’adozione della prima persona obbliga la speculazione – al solito vertiginosa – ad accompagnarsi al ricordo e al racconto.
Coccia (ospite domani alla Festa della filosofia di Tlon al Monk di Roma) ritorna su alcuni nodi centrali del suo pensiero: il rapporto tra felicità e spazio pubblico, una cosmologia basata sull’unicità della vita e sulla inerenza tra mondo e ambiente, una critica implacabile all’ecologia e a ogni forma di identitarismo. Filosofia della casa, criticando il nesso tra domesticità e urbanità, è il tentativo di pensare una «casa comune», di accordare la metamorfosi delle relazioni agli spazi capaci di accogliere e dare forma a nuovi modi di stare al, nel e col mondo.
Una meditazione sull’abitare e dunque sulla casa come «intensità morale» prima ancora che «domicilio» sembra non poter prescindere dall’esperienza della città e della casa che abbiamo fatto e ancora stiamo facendo in questi mesi. In che modo la pandemia e il lockdown hanno contribuito a re-impaginare le dicotomie che hanno scandito e ordinato la vita occidentale per secoli (dentro/fuori, città/casa, pubblico/privato, produzione/riproduzione)?
La pandemia ha solo accelerato un processo più lungo attraverso cui avevamo già cominciato a produrre un comune domestico che sembra bypassare lo spazio urbano e politico tradizionale. Uno dei sintomi più evidenti di questo processo sono i social media: whatsapp, Instagram e Facebook sono salotti digitali, spazi attraverso cui costruiamo relazioni con dei co-inquilini digitali che allargano la nostra esperienza domestica e che «riportano a casa» una serie di incontri, eventi, intimità che erano possibili solo attraverso la città. L’altro elemento è quello legato al lavoro: la modernità nasce nel momento in cui la città strappa il lavoro allo spazio domestico e inventa per questo un modo comune di occupare e organizzare lo spazio e il paesaggio.
Oggi la casa diventa di nuovo il teatro del lavoro: questo significa che la logica della coabitazione non ha più bisogno di un compromesso con le necessità economiche: saranno dinamiche legate al piacere, al desiderio, insomma alla vita domestica a definirla. Questo significa in primo luogo che la casa stessa cesserà di coincidere con la famiglia (che è una struttura economica e non affettiva) e si urbanizzerà, si allargherà assumendo forme non genealogiche e d’altra parte, al posto delle città sorgeranno nuovi falansteri, nuovi cenobi, o meglio nuovi castelli, gruppi di persone che abitano assieme o in una relazione di contiguità per ragioni non economiche e non legate nemmeno alla riproduzione.
Il comune assumerà forme totalmente diverse. Anche questo processo è stato anticipato ampiamente: l’economia delle piattaforme ha trasformato la nostra idea del politico. Il comune non è più pensato in termini politici e urbani, come una sostanza formalmente diversa dal privato, ma come una interazione tra privati. Il comune nasce aprendo le case, allargando i salotti, costruendo corridoi e senza aver bisogno di uscire e chiudersi la porta di casa dietro di sé.
Nel libro compare un concetto molto singolare: la «gemellanza». Attraverso di esso si indica un legame cosmico tra tutti gli esseri che supera e sconfessa ogni idea di gerarchia e di identità, di autonomia e di sovranità (di specie come di genere). In che modo la «gemellanza» è il nome del suo «materialismo»?
Mi sembra che all’ossessione dell’identità prodotta grazie alla differenza sia importante opporre che tutto quello che è su questo pianeta è fatto di un’unica e medesima materia, la materia stessa di questo pianeta. Le differenze possono darci un aspetto diverso, ma siamo tutte e tutti gemelle e gemelli della Terra e tra di noi. E vivendo, mangiando, facendo esperienza di tutto quello che vive su questo pianeta non facciamo che rafforzare questa gemellanza.
Come quasi tutti i suoi libri anche questo contiene una riflessione sui limiti delle discipline e sull’impossibilità di considerare la filosofia una disciplina in senso proprio. Viene proposta una definizione «alchemica» del pensare: tutto è in tutto perché tutto si trasforma in altro. È una buona sintesi?
Assolutamente sì. L’idea è anche quella di pensare un nuovo materialismo. Una delle idee del libro è che la casa è sempre una forma di cucina dello spazio: costruiamo case perché non possiamo essere al mondo senza trasformarlo. Proprio come per mangiare non ci basta ingerire il cibo ma abbiamo bisogno di mescolare e trasformare ingredienti fino a produrre sapori, odori, colori e consistenze assolutamente indeducibili dalle nature di partenza, allo stesso modo abitare il mondo significa cucinare la realtà per portarlo verso forme di esistenza che non hanno nulla a che fare con la condizione di partenza. In fondo la vita ha fatto questo con il pianeta e ogni vivente continua questa cucina planetaria. E a differenza di quello che spesso si ripete lo scopo di quella cucina cosmica che chiamiamo vita non è il semplice rispetto morale reciproco delle nature ma la produzione e la condivisione di piacere e di bellezza. La casa è questo: una trasformazione del reale che ci permette di vivere meglio, di produrre piacere al di là di ogni speranza e di ogni previsione.
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SCHEDA. OGGI OSPITE ALLA FESTA DELLA FILOSOFIA DI TLON
Emanuele Coccia sarà ospite oggi alla Festa della filosofia organizzata da Tlon al Monk di Roma con un intervento che parte dal suo ultimo libro “Filosofia della casa” (Einaudi). Durante la serata anche dialoghi, lectio e interventi di Roberto Saviano, Roberto Esposito e Simone Regazzoni, Laura Campanello, Viola Carofalo e Giulia Ananìa.
La Festa, dopo gli appuntamenti del 4, 12 e 18 giugno proseguirà venerdì 25 giugno e giovedì 1 luglio per discutere di etica e fondamenti del desiderio con, tra gli altri, Ilaria Gaspari, Vito Mancuso, Chiara Valerio, Pietro Del Soldà, Giulia Caminito, Sebastiano Maffettone e Massimo Adinolfi, e in collegamento video Wolfram Eilenberger.
Per informazioni e biglietti https://festafilosofia.tlon.it/
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