Visioni

Elton John, finale di partita

Elton John, finale di partitaElton John durante l'esibizione ai Grammys il 13 marzo 2018 – foto La Presse

Note sparse Un tour lungo tre anni per l’addio della pop star e ora due album celebrativi del suo repertorio. «Revamp» mostra il suo lato camp e festaiolo, mentre «Restoration» si avvale di stelle del country

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 11 aprile 2018

Finale di partita in grande stile per Reginald Kenneth Dwight in arte meglio conosciuto come Elton John. Dopo l’annuncio del tour d’addio (peraltro lunghissimo, trecento date pianificate da qui al 2021..) e un quadruplo antologico pubblicato sotto natale, la pop star britannica ha concepito la realizzazione di due dischi tributo che raccogliessero le migliori canzoni realizzate in coppia con Bernie Taupin. E con lui ha diviso equamente il lavoro, il paroliere si è occupato di Restoration, suonato da artisti della scena country e folk rock a stelle e strisce, mentre Elton ha supervisionato Revamp, costituito dai suoi pezzi più squisitamente pop, nel segno di un’iniziativa analoga allestita diciassette anni fa, Two Rooms, alla quale avevano aderito Kate Bush e Phil Collins.

Revamp – sin dalla copertina coloratissima – gioca con il lato decisamente più colorato e stravagante di Elton – e proprio per questa sua vocazione mainstream alterna cover di assoluto valore a improvvise cadute di tono. Come in Bennie and the Jets, messo in apertura di scaletta, dove inciampa l’autore che insieme a Pink e al rapper Logic rinvigorisce il groove ma altera con poco costrutto la melodia. Più riuscita allora Don’t go breaking my heart con l’accoppiata formata da Q-Tips e Demi Lovato che si attiene all’originale trasportandola in una chiave diversa con effetto vagamente house. Chris Martin e i Coldplay si adagiano con classe su We all fall in love sometimes, estratta da Captain Fantastic, mentre Sam Smith riprende Daniel e la fa sua con piglio da grande interprete. Diligente ma nulla più Lady Gaga su Your Song, da applausi Mary J. Blige in una catartica interpretazione di Sorry seems to be the hardest word, spinta su un climax drammatico dove la cantante – sempre più attrice ultimamente – ha pochi rivali.

Via strass, lustrini e abbigliamenti camp, Restoration – la raccolta registrata a Nashville – si concentra sull’altro lato della personalità di Elton John, capace di scrivere canzoni senza tempo perfettamente adattabili ad ogni stile. E per questo il secondo tributo risulta più riuscito del gemello, ascoltare Sacrifice nella versione di Don Henley e Vince Gill risplendere di un sound alla Eagles, per credere. Da citare anche Dolly Parton e Rhonda Vincent che rifanno Please in perfetto blue grass con tanto di banjo, mentre Rosanne Cash e Emmylou Harris, altro duetto da sogno, riempiono di malinconia This Train Don’t Stop.

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