Anni fa quando a scuola un bambino andava in difficoltà, non capiva, non sapeva leggere, era lento, veniva classificato come scansafatiche. Non si comprendeva che spesso vi era un livello di comprensione diverso dalla stragrande maggioranza che invece capiva. Si trattava di dislessia, oggi classificata come un disturbo ma ancora oggi vi è una forte resistenza nel comprendere chi sente in un modo diverso. Spesso ancora oggi si comprende con grandi difficoltà l’effetto emotivo che la chiusura verso i bambini dislessici procura. Un effetto frustante e quindi negativo. Qualche anno fa Sonia Antinori decide di rompere il muro della incomunicabilità e iniziare a lavorare sulla dislessia arrivando a comporre una piece teatrale Cronache del bambino anatra. Una piccola goccia nel grande lago del non sapere. Mauro Montalbetti, direttore artistico del 48 Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano si convince che è forse tempo che anche la musica provi a comunicare il disagio di chi vive la dislessia. Commissiona al compositore Antonio Giacometti un lavoro di teatro musicale affidando a Sonia Antinori la composizione di un libretto. Nasce quindi Cronache del bambino anatra presentato al Teatro Poliziano di Montepulciano. Un’opera difficile, complessa, amara e con una possibile dose di speranza. Giacometti adotta una scrittura talmente bella ed elegante che spesso serve a rendere meno drammatica la tematica che Antinori narra nel corso dell’opera. Sono frammenti di un possibile diario di una mamma che vive il disagio di avere un figlio che non sa leggere, che forse non sa vivere. Dai primi giorni di scuola ai giorni in cui lei stessa soffre di quel disagio che porta la demenza.
UNA SORTA di parabola con tanti punti in comune e soprattutto con una dose di umana comprensione di notevole entità. Giacometti traccia dei temi di una dolcezza incredibile, di una sincerità compositiva rara in un mondo che dà alle note una sorta di razionalità emotiva. Eppure grazie ad una serie di micro leit motiv, Giacometti sa essere talmente umano da emozionare per grande parte del lavoro. Orchestrato benissimo e affidato alle voci di Graziana Palazzo, una perfetta incompleta madre giovane che mostra tutte le fragilità del non sapere cosa fare. E’ così credibile. Come è credibile il passo della madre anziana Tiziana Tramonti. E’ un susseguirsi di emozioni, Giacometti è abilissimo a fare citazioni di alcune canzoni che accompagnano gli anni del bambino, dagli anni settanta ad un probabile oggi. Così come diventa indispensabile la citazione completa del tema delle favole sonore che la Fabbri introdusse in quegli anni e che per il bambino diventa ancora importante per sopravvivere. Lui il bambino anatra è un bravissimo Cosimo Checchi a cui Giacometti regala note difficili ma importanti. Così come sanno ben narrare il coro di voci bianche dell’Istituto Henze diretto da Chiara Giorgi. Perfetto il gruppo Altrevoci diretti con piglio e chiarezza di gesto da Giuseppe Prete. La fase di chiusura del bambino anatra è affidata a Mirko Guadagnini. Giacometti è caro, sembra quasi che voglia affettuosamente condurre quel bambino ad un futuro rassicurante e poco sofferente. Raramente la scrittura musicale sa essere così profonda. Luca Valentino inventa una scena temporale dove gli elementi scenici scandiscono le azioni: la scuola, l’abitazione.Un’opera difficile, complessa, amara e con una possibile dose di speranza. Giacometti adotta una scrittura talmente bella ed elegante che spesso serve a rendere meno drammatica la tematica che Antinori narra nel corso dell’opera.
E’ UN RICHIAMO continuo, un recuperare memorie di un tempo che era forse in bianco e nero. Il Gelosino che il bambino agogna d’avere per poter sentire e registrare, per scrivere le lettere sonore. Le lettere grandi in bella scrittura appese ai muri dell’aula, l’immagine dell’Anatra e i grembiuli con i fiocchetti. La dolenza di una sofferenza, di una non comprensione fra madre e figlio non sono altro che il normale svolgersi di vite che spesso s’incontrano e che spesso non sanno di vivere un bene talmente profondo da non riconoscerlo per primi. Questo la Antinori lo ha ben compreso e la musica di Giacometti ha tutto il merito di sviluppare quella profonda serenità che esiste in ogni bambino anatra che sa di sapere anche se non sembra. Federica Angelini e Luca Luchetti creano le scene, Mara Pieri i costumi, Silvia Vacca le luci.Filippo Turchi e Duccio Solfanelli completano il cast delle repliche.