ExtraTerrestre

Elogio dei bulbi che segnano il nostro tempo

Non occorre ricordare i fasti dei tulipani olandesi, di quando nel Seicento, scoppiata una e vera e propria tulipanomania, si scatenò una corsa ad accaparrarsi i più belli in arrivo […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 28 gennaio 2021

Non occorre ricordare i fasti dei tulipani olandesi, di quando nel Seicento, scoppiata una e vera e propria tulipanomania, si scatenò una corsa ad accaparrarsi i più belli in arrivo dalla Turchia. Tanto ricercati e costosi da finire quotati in borsa. Il tulipano appartiene a quella vasta famiglia dei bulbi, quelle piante particolari che nella maggior parte dei casi fioriscono una sola volta all’anno. Una pianta bulbosa conserva dentro di sé tutte le risorse necessarie alla vita, poco cercando e poco dilapidando. La cipolla è un bulbo, Pablo Neruda le dedicò un’ode, in effetti esistono delle varietà di cipolle e soprattutto un aglio, l’allium tuberosum, dalle verdissime foglie nastriformi (agli inizi d’autunno fiorisce e le corolle dei fiorellini bianchi, se si piantano i bulbilli in bordura, sono decorative, le foglioline si possono consumare come l’erba cipollina).

Sono bulbi quelli dello zafferano, dei quali la coltivazione intensiva richiede un permesso della Finanza; una manciata in vaso o sparsi per l’aiuola sono permessi, appartengono al genere dei crochi, quei bulbi tra i primi a fiorire dopo i geli. Meglio lasciare dove sono i bucaneve, è vietata la raccolta, e goderne la vista passeggiando nei boschi. Così come è giusto lasciare in loco narcisi, gigli martagoni per non dire delle orchidee selvatiche. Una raccolta scriteriata ha causato l’estinzione in moltissime aree del nostro paese dove erano molto diffusi bulbi sia nei prati di pianura che in collina. Senza compromettere ulteriormente la flora selvatica, possiamo, ricorrendo alle specie domestiche più comuni, allestire in giardino una vera e propria stagione dei bulbi. Bisogna sapere che per quelli più preziosi – i tulipani, i giacinti, i crochi – esistono alcuni accorgimenti da prendere. Dopo la fioritura, una volta appassito completamente il fiore, secche completamente le foglie, si possono prelevare, pulire e riporre in scatole da scarpe in luogo buio e asciutto. Qualche mese prima della nuova fioritura, a seconda della specie, rimettere in vaso. Certamente se si sono messi a dimora tanti bulbi in giardino, per esempio, risulta difficoltoso questo tipo di lavoro.

Se si mettono a dimora in piena terra, ci dobbiamo aspettare un inselvatichimento, i tulipani e i giacinti acquistati tenderanno a perdere il colore e la dimensione che avevano acquistando un aspetto più naturale. In vaso, un vaso lungo da gerani, possiamo pensare di interrare, secondo la grandezza del bulbo, a varie profondità, diverse specie per avere fioriture cadenzate, una dopo l’altra. Ho messo a dimora molte specie di bulbi e, a partire da febbraio, non passa un mese che non ne fiorisca qualcuna. Cominciano i crochi, seguiti dai narcisi, poi i giacinti, i tulipani. Nella primavera inoltrata iris, quindi emerocallis e crocosmie. In estate, finalmente, i gladioli svettano. E’ vero, i bulbi richiedono molta attenzione ed è inevitabile rovinarne quando si lavora il terreno, quindi un cartello segna pianta può aiutarci a ricordarci dove sono. Vale la pena di disseminarne un giardino: fioriscono una volta sola? E bene sia. Segnano il tempo, il nostro. Che sia il tempo bello dei fiori.

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