Internazionale

Elmetti bianchi, la rabbia di Damasco

Elmetti bianchi, la rabbia di Damasco

Israele/Siria Il governo siriano ha definito un "atto criminale" l'evacuazione verso la Giordania dei membri della cosiddetta "difesa civile" favorita da Israele. Lo Stato ebraico mostra un coinvolgimento importante nelle vicende interne della Siria che sino ad oggi aveva negato

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 24 luglio 2018

In un clima mediorientale reso rovente dal nuovo pericoloso scambio di ‎avvertimenti minacciosi tra Iran e Amministrazione Trump, l’evacuazione di circa ‎‎800 “elmetti bianchi” siriani attraverso il territorio israeliano, avvenuta nella notte ‎di sabato, ha aggiunto altra benzina sul fuoco dello scontro tra Israele e Siria. Il ‎premier israeliano Netanyahu descrive il corridoio offerto agli “elmetti bianchi” ‎verso la Giordania – da dove poi partiranno per i paesi che si sono detti pronti ad ‎accoglierli: Regno unito, Germania e Canada – come un gesto umanitario, ‎sollecitato dall’Amministrazione Trump, per mettere al sicuro “civili” a rischio di ‎rappresaglia da parte delle autorità siriane. Damasco al contrario denuncia ‎l’intervento di Israele come un ‎«atto criminale‎» e una ‎«operazione di ‎contrabbando» a favore di un gruppo legato al braccio locale di al Qaeda (il fronte ‎al Nusra), finanziato con decine di milioni di dollari da vari paesi e organizzazioni ‎occidentali e che non avrebbe svolto una funzione di “difesa civile”. Anzi, ‎avrebbe dato sostegno al “terrorismo”. I media arabi vicini a Damasco e Tehran, ‎come la tv satellitare al Mayadeen, affermano Israele non ha soltanto permesso il ‎passaggio verso la Giordania agli “elmetti bianchi” ma avrebbe anche garantito la ‎fuga a circa 2.200 agenti segreti e miliziani jihadisti giunti da Arabia saudita, ‎Emirati e Qatar che si trovavano in Siria per combattere contro Bashar Assad.‎

‎ L’operazione di sabato notte lungo le linee tra Israele, Siria e Giordania resta ‎sotto molti aspetti avvolta nella nebbia. Una certezza comunque c’è, spiega Ziv ‎Barel, analista del quotidiano Haaretz: il coinvolgimento di Israele in Siria è ‎molto più profondo dell'”aiuto umanitario” che il governo Netanyahu afferma di ‎fornire a civili vittime della guerra. E sul piano militare va oltre i bombardamenti ‎aerei – l’ultimo due giorni fa – contro presunti avamposti e depositi di armi ‎dell’Iran e del movimento sciita libanese Hezbollah. Negli anni passati si è più ‎volte parlato – sulla base anche di rapporti degli osservatori dell’Onu sul Golan – ‎di “aiuti” che Israele ha fornito a formazioni islamiste armate, incluse al Nusra, nel ‎sud della Siria pur di impedire che le truppe siriane e i combattenti di Hezbollah ‎potessero prendere posizione lungo le linee di armistizio sul Golan occupato nel ‎‎1967. Notizie che nelle ultime ore hanno trovato conferma nella partecipazione ‎all’evacuazione degli “elmetti bianchi” anche della milizia siriana nota con il nome ‎di “Cavalieri del Golan”. Inizialmente ostile alle attività israeliane questa ‎formazione armata è poi divenuta – grazie a finanziamenti e aiuti messi a ‎disposizione del governo Netanyahu, hanno scritto qualche mese fa il Wall Street ‎Journal e Intercept – un’alleata dello Stato ebraico. I “Cavalieri del Golan” erano ‎chiamati a svolgere un ruolo centrale nella gestione della “zona cuscinetto” ‎israeliana. Ma il progetto è tramontato dopo il ritorno del sud della Siria sotto ‎l’autorità di Damasco. Non è da escludere che questi miliziani siano già da tempo ‎operativi lungo il versante del Golan controllato da Israele dato che la loro ‎presenza in Siria non è più possibile dopo la vittoria delle forze armate ‎governative.

‎ Il fallimento dell’idea della “fascia cuscinetto” ha ridisegnato il futuro dell’area, ‎costringendo Netanyahu a cercare con maggiore insistenza la collaborazione con la ‎Russia, alleata di Damasco. Ieri il premier israeliano ha incontrato il ministro degli ‎esteri russo Lavrov con il quale ha discusso di Siria e Iran. Secondo il giornale ‎arabo Asharq al Awsat, Mosca e Tel Aviv avrebbero concordato tre “anelli di ‎separazione” dal Golan. Il più vicino a Israele sarà smilitarizzato. Il secondo sarà ‎posto a 10 km di distanza e vedrà la presenza di 350 carri armati dell’esercito ‎siriano e 3.000 soldati con armi leggere. Più indietro nel terzo, i siriani ‎dispiegheranno 650 carri armati, 4.500 soldati e artiglieria a raggio limitato‎‏.‏‎ ‎Iraniani e Hezbollah resteranno a grande distanza dalle linee israeliane. Secondo ‎Haaretz, i “Cavalieri del Golan” opereranno nella zona smilitarizzata. E saranno in ‎stretto coordinamento con Israele. ‎

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