Elly Schlein: “La lotta alla Saga Coffee riguarda tutti”
Delocalizzazioni Intervista alla vicepresidente regionale emiliano-romagnola, che insieme a Maurizio Landini è andata a Gaggio Montano nell'appennino bolognese, in solidarietà delle tute blu, in gran parte donne, della fabbrica che la multinazionale Evoca vuole chiudere."Questa vertenza abbraccia ogni sorta di diseguaglianza: sociale, territoriale e di genere".
Delocalizzazioni Intervista alla vicepresidente regionale emiliano-romagnola, che insieme a Maurizio Landini è andata a Gaggio Montano nell'appennino bolognese, in solidarietà delle tute blu, in gran parte donne, della fabbrica che la multinazionale Evoca vuole chiudere."Questa vertenza abbraccia ogni sorta di diseguaglianza: sociale, territoriale e di genere".
Anche Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, è andata a dare supporto alle 222 lavoratrici e lavoratori della Saga Coffee di Gaggio Montano, in presidio permanente da oltre 20 giorni dopo la decisione della proprietaria Evoca di chiudere la fabbrica.
– Schlein, lei ha scelto la data simbolica del 25 novembre, anche perché l’80% degli operai impiegati alla Saga Coffee sono donne. Come potrà risolversi questa vertenza?
“Io credo che questa vertenza abbracci ogni sorta di diseguaglianza: sociale, territoriale e di genere. Per questo dev’essere una battaglia di tutti. Abbiamo portato solidarietà, vicinanza, e soprattutto l’impegno della Regione a sostenere le richieste operaie. Ogni posto di lavoro, in un territorio come quello appenninico, vale doppio. L’intera comunità rischia di cadere in una voragine sociale. C’è un tavolo aperto, ed è emersa la disponibilità di un imprenditore, che la Regione incontrerà presto, per valutare la sua proposta di reindustrializzazione del sito. Se sarà rigorosa e tutelerà tutti i posti di lavoro sarà possibile andare avanti, e noi faremo la nostra parte. Anche perché in un territorio ‘rugoso’ come quello appenninico c’è la necessità di sostenere il lavoro e i servizi, per evitare un ulteriore spopolamento dei paesi e delle vallate”.
– Anche nelle piane industriali non se la passano meglio, basta pensare alla tenace resistenza delle tute blu Gkn a Campi Bisenzio, e a quella degli operai Whirlpool a Napoli. Sono davvero invincibili le multinazionali in questo Paese?
“Per certo ci sono da un lato gli impegni degli enti locali, dall’altro la strafottenza di multinazionali che con un tratto di penna cancellano la speranza di futuro di migliaia di famiglie. Allora penso sia arrivato il momento in cui il Paese deve decidere se ridarsi o meno una politica industriale che governi in senso redistributivo le grandi transizioni che abbiamo di fronte. Quella tecnologica, quella ecologica e quella demografica. Attorno alla Saga Coffee e al suo presidio permanente c’è la solidarietà della montagna ma anche del capoluogo, abbiamo chiesto al governo Draghi un provvedimento contro le delocalizzazioni.
– A giudicare dai fatti da quell’orecchio a Palazzo Chigi e dintorni proprio non ci sentono, non le pare?
“Bisogna insistere, perché le multinazionali non sono le padrone del mondo. E la politica ha un senso se governa queste transizioni, e non la fa subire dalle fasce più deboli della popolazione. Mi ha fatto piacere che oggi a Gaggio Montano sia arrivato anche Maurizio Landini, perché Saga Coffee è un caso nazionale”.
– Per giunta quella di oggi è la Giornata internazionale contro la violenza di genere, e alla Saga Coffee le operaie sono la stragrande maggioranza.
“Mi ha commossa il fatto che le lavoratrici, nonostante la difficilissima situazione che stanno vivendo, abbiano trovato il modo di preparare delle piantine da donare alle tante donne della vallata che sostengono il presidio, con gli indirizzi e i contatti telefonici dei centri antiviolenza. L’ho trovato un modo consapevole di ricordare che l’indipendenza economica delle donne è un fattore essenziale per la loro emancipazione. Ed è cruciale per contrastare le violenze di genere. Assieme naturalmente a una grande ‘battaglia’ culturale che non può che partire dalla scuola, educando alla differenze e agendo su di esse prima che diventino diseguaglianze. Non per annullarle, come blatera qualcuno di destra, ma per metterle a valore. Assicurando pari diritti e dignità a tutte e tutti”.
– Le statistiche dell’Istat e le analisi della Fondazione Di Vittorio della Cgil dicono però che, complice la pandemia, la situazione è andata addirittura peggiorando: insieme ai giovani, le donne sono state le più penalizzate in questi ultimi due anni. Sia sul lavoro, che nella qualità della vita quotidiana.
“Bisogna avere il coraggio di dire che non è successo per caso, ma perché le politiche neoliberiste hanno scaricato sui giovani e sulle donne le conseguenze economiche e sociali delle crisi. Questo non deve più accadere. Deve diventare una priorità sostenere la formazione e l’occupazione femminile con tutti gli strumenti a disposizione, e contro e oltre ogni stereotipo di genere. In parallelo la pandemia ha fatto emergere alcune disuguaglianze che derivano dal fatto che la nostra resta una società patriarcale, dove ad esempio il lavoro di cura, non pagato, resta sulle spalle delle donne. Penso allora che il Pnrr non debba investire solo in settori dove la componente femminile è sotto rappresentata, ma anche in settori come le infrastrutture sociali ed educative. Per liberare il tempo delle donne, e sostenere concretamente le loro potenzialità, professionali e anche di carriera”.
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