Europa

Eliseo, Matignon: silenzio di tomba su voto-sanzione

Eliseo, Matignon: silenzio di tomba su voto-sanzioneFrançois Hollande – Reuters

Elezioni municipali in Francia In attesa del ballottaggio di domenica, nulla si muove. Trattative per la fusione delle liste. Due casi di accordo Ump-Fronte nazionale. Molte intese Verdi-Ps. Il caso Grenoble: laboratorio di intesa Verdi-Front de Gauche, sfidato dal Ps. Qualche paura per Hidalgo a Parigi

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 26 marzo 2014

Di fronte al terremoto politico delle comunali, il silenzio assordante del presidente e del governo. A due giorni dal voto-sanzione con il 36,45% di astensioni, Hollande ha rinunciato a partecipare al secondo giorno di riunione all’Aja sulla sicurezza nucleare, è tornato a Parigi dopo l’incontro del G7 lunedi’ sera, ma si è chiuso all’Eliseo, senza parlare. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha lanciato un timido appello a formare un “fronte repubblicano” per sbarrare la strada al Fronte nazionale nei comuni dove c’è rischio, ha fatto passare il messaggio di aver compreso la richiesta di “maggiore giustizia sociale”, ma non è intervenuto con decisione. Alcuni ministri (Manuel Valls, Benoît Hamon) sono andati a sostenere il candidato socialista della loro circoscrizione, altri (Yves Le Drian) fanno sapere che si stanno occupando del secondo turno nella loro regione di origine o ammettono (Michel Sapin) che “bisognerà cambiare” e che bisogna “ascoltare lo scontento nei confronti della situazione economica e sociale”, ma complessivamente il governo è praticamente assente. Aspetta. Ci sarà un rimpasto, un cambiamento di primo ministro, dopo il ballottaggio? Oppure Hollande aspetterà ancora, fino alle europee del 25 maggio, che già promettono un altro schiaffo elettorale? I regolamenti di conti sono rimandati al più presto alla prossima settimana, quando ci sarà il calcolo preciso dei comuni persi dalla sinistra. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone, è stato il più esplicito nell’analizzare il voto: “un po’ dappertutto in Francia, i giovani ci sono mancati, le classi medie ci hanno evitato, le banlieues e le campagne si sono rintanate. Bisogna saper ascoltare i silenzi”, ha concluso, filosofico.

A livello locale, i candidati erano ieri impegnati nelle trattative per le liste di secondo turno. L’Ump ha rifiutato ufficialmente il “fronte repubblicano” e ha adottato il “ni-ni”, né con la sinistra né con il Fronte nazionale, per “non cadere della trappola” dell’estrema destra, ha spiegato Alain Juppé, “che fa l’amalgama Umps” (Ump+Ps). Ma in due casi, in Mosella e nella periferia parigina (Villeneuve-Saint-Georges, 30mila abitanti), c’è stata fusione tra Ump e Fronte nazionale. Ai socialisti dalla direzione nazionale è arrivato l’ordine della “desistenza repubblicana” a favore della lista di destra in grado di battere il Fronte nazionale, pena l’esclusione dal partito. Il Ps ha cosi’ ritirato la lista a Perpignan, Brignoles o Saint Gilles. A Fréjus ha esitato fino all’ultimo, mentre a Béziers, Beaucaire o Cavaillon ha disobbedito.

Il Ps ha mantenuto la lista anche a Grenoble, ma in questo caso sfida l’unione raggiunta tra Verdi e Front de Gauche. Il caso di Grenoble è particolarmente interessante. La città era governata dai socialisti dal ’95. Ma domenica è arrivato in testa al primo turno l’ecologista Eric Piolle, alleato di una parte del Front de Gauche (amputato della componente Pcf, in lista con il Ps). In una città di sinistra, il sindaco rischia cosi’ di essere di destra. Per Jean-Luc Mélenchon, Grenoble, “è la nostra nave ammiraglia”, con un’alleanza Verdi-Front de gauche, anche attiva a Poitiers, Rennes o Palaiseau, che potrebbe identificare un’altra strada a sinistra. “Chiediamo al Pcf di riflettere sull’insegnamento del voto – ha detto Mélenchon – il Front de Gauche non deve più essere assimilato alle liste governative”. Ma i Verdi restano nella scelta delle alleanze a geometria variabile. “Il Front de gauche distorce i fatti – spiegano – a Grenoble la campagna è stata prima di tutto locale e ecologica: non abbiamo parlato di austerità, di governo, ma dei problemi della gente”. Per i Verdi, “la linea anti-governativa di Mélenchon non ha trovato molto successo, a differenza della nostra linea, più moderata, quella della partecipazione dove pero’ non vengono ingoiati tutti i rospi che ci vengono serviti. Mélenchon puo’ fare le sue arringhe, ma il rumore e il furore vanno solo a vantaggio del Fronte nazionale”.

I Verdi, in molti casi, sono alleati con il Ps. Hanno fuso la lista a Nantes, dove il Ps è stato obbligato a sacrificare il progetto del contestato aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, su cui è stata decisa una “moratoria” in attesa che tutti i ricorsi siano giudicati in tribunale. Ci sono accordi a Rouen, Tours, Lione, Saint-Etienne, Strasburgo, Tolosa, dove il sindaco uscente, il socialista Pierre Cohen, è in ballottaggio difficile (e il Parti de gauche ha rifiutato la fusione). C’è l’accordo a Parigi, dove già governavano assieme (in lista resta anche il Pcf, già alleato al primo turno con il Ps, mentre l’ala del Front de gauche che ha corso da sola domenica scorsa ha rifiutato ieri di convergere con Anne Hidalgo, l’erede di Bertrand Delanoë). Hidalgo, del resto, non è sicura al 100% di farcela: in due arrondissement guidati finora dalla sinistra, il IV e il IX, la destra è arrivata in testa, nel V la sfidante Ump, Nathalie Kosciusko-Morizet, ha convinto alla fusione la lista dissidente di Dominique Tiberi, il figlio dell’eterno sindaco Jean Tiberi.

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