Elinor Ostrom e la democrazia nel terzo millennio
La crisi della democrazia rappresentativa, ormai conclamata, non comporta la crisi della democrazia, che è una conquista storica irrinunciabile, né l’eliminazione della democrazia di mandato, che è un sistema ancora […]
La crisi della democrazia rappresentativa, ormai conclamata, non comporta la crisi della democrazia, che è una conquista storica irrinunciabile, né l’eliminazione della democrazia di mandato, che è un sistema ancora […]
La crisi della democrazia rappresentativa, ormai conclamata, non comporta la crisi della democrazia, che è una conquista storica irrinunciabile, né l’eliminazione della democrazia di mandato, che è un sistema ancora necessario nonostante sia ormai insufficiente nella globalizzazione. Indica invece l’esigenza di una sua riforma, che la classe politica non è in grado di fare perché insegue il potere, che ama definire «governabilità».
Una riforma che tenga conto sia della globalizzazione dei mercati, dove le grandi scelte sono monopolizzate dalle multinazionali al di fuori di qualsiasi controllo «democratico» della popolazione, sia dei territori e delle comunità che li abitano, dove invece la popolazione è in grado di incidere sulle scelte che la riguarda e di esercitare il controllo sulla realizzazione di quelle scelte.
nnn
Elinor Ostrom (1933-2012), prima ed unica donna insignita del Premio Nobel per l’economia nell’anno 2009, ha avanzato nel suo testo fondamentale (Governare i beni collettivi, Marsilio 2006), una proposta di democrazia diretta per la gestione delle risorse collettive locali, naturali e non, integrativa di quella di mandato, da realizzare tramite l’auto-gestione delle comunità interessate (gli users delle risorse).
Ostrom ha dimostrato che ciò è fattibile, a determinate condizione o regole derivanti dalla consuetudine o dal diritto consuetudinario, tra cui la conoscenza esatta del problema, la comunicazione tra i componenti della comunità, e la non interferenza di un’autorità esterna dello Stato, centrale o locale.
Se organizzata sul piano istituzionale e messa in pratica, questa proposta di democrazia diretta permetterebbe – continua Ostrom – di trovare la soluzione migliore tra tutte quelle possibili ad una grande quantità di problemi, che sono oggi dovunque oggetto di scontro tra lo Stato e la popolazione. Dando più potere alle comunità locali, si ridurrebbe ovviamente anche il potere degli Stati, riducendo o eliminando la libertà con cui essi permettono alle multinazionali di appropriarsi delle risorse naturali a spese della salute e della vita dei lavoratori e dei cittadini.
Ma la proposta della Ostrom non è apprezzata neanche tra gli studiosi, né in Italia né negli Usa, il suo paese. Forse perché non è considerata sufficientemente radicale, come se la democrazia non fosse una scelta da ridefinire via via, a partire dalle indicazioni dei movimenti e delle comunità locali, che lottano per difendere la le proprie condizioni di vita e, lottando, costruiscono l’alternativa al sistema oggi dominante. Il tema qui posto è importante, e richiede dunque una riflessione approfondita, su cui c’è bisogno di lavorare ancora.
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