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Elezioni in Ucraina, bassa affluenza e accuse di frodi

Elezioni in Ucraina, bassa affluenza e accuse di frodi

Ucraina A Mariupol non si vota, ma per gli osservatori europei tutto va bene

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 27 ottobre 2015

A Mariupol, centro urbano di circa 500 mila abitanti e già teatro di furenti scontri tra esercito di Kiev e milizie di filorussi, per la conquista e la difesa della città, non si è votato. Le elezioni non si sono svolte, sono state rimandate, perché c’erano forti sospetti di brogli su ciascuna parte presentatasi alla consultazione, tanto i filo governativi, quanto i filo Mosca.

Le schede elettorali, sarebbero state stampate – «forse in numero superiore al necessario», come riportano le agenzie – da una società dell’oligarca Rinat Akhmetov, considerato vicino al Blocco d’opposizione. Nonostante questo episodio, per l’Osce tutto è stato perfetto e legale. Le elezioni sarebbero state «democratiche» e «trasparenti» secondo gli osservatori giunti in Ucraina, nonostante «la complessità del quadro giuridico, il dominio di potenti gruppi economici sul processo elettorale» e «la mancanza di indipendenza dei media hanno mostrato la necessità di proseguire le riforme».

I risultati finali del voto non dovrebbero essere annunciati prima di dopodomani, mentre i ballottaggi sono attesi a metà novembre. Elezioni rimandate, forse a metà novembre quando avverranno i ballottaggi previsti dopo il voto di domenica. Il quadro generale che emerge dalla consultazione locale, in attesa dei dati definitivi, è vario. Osservatori avevano definito il voto come un referendum pro o contro Poroshenko; l’esito ad ora, con le più importanti città al ballottaggio, è incerto, ma in generale può dirsi che l’affluenza, scarsa, ha dato un segnale chiaro, senza contare che ad Odessa e Kharkiv sono in vantaggio i sindaci uscenti, filorussi.

L’affluenza alle urne è stata bassa: abbondantemente sotto il 50% (46,7%) e ferma addirittura al 31,65% nelle aree della regione di Donetsk non controllate dai separatisti. A Kiev il sindaco uscente e votato sull’onda del suo entusiastico ruolo durante la Majdan, quando si pose come «mediatore» con Janukovich, l’ex pugile Vitali Klitschko, vicino a Poroshenko, è dato in testa con il 40,4% con un vantaggio notevole su Volodimir Bondarenko, del partito «Patria» di Timoshenko, che invece avrebbe circa l’8,7% delle preferenze. Dal partito di Timosehnko ci si aspettava qualcosa di più, era data come una delle grande favorite.

Se i risultati dell’exit poll fossero confermati, Klitschko sarebbe però costretto al ballottaggio, mentre appena un anno e mezzo fa era stato eletto al primo turno con il 57% dei voti. A Odessa, città russofona sul Mar Nero, è dato in testa con il 47,6% l’attuale sindaco filorusso, Ghennadi Trukhanov, forse costretto al ballottaggio con il filo-occidentale Oleksandr Borovik (30,8%).

A Kharkiv, nel nord-est, si va verso la rielezione di Ghennadi Kernes, filorusso che avrebbe ricevuto circa il 59,3% dei suffragi. Poi ci sono quelli per cui «tutto va bene»: «Siamo molto lieti di essere qui, su invito del Parlamento ucraino. La nostra missione è l’ulteriore prova di come la questione ucraina sia tra le priorità del Parlamento europeo», ha sottolineato Andrej Plenkovic (Ppe), presidente della commissione parlamentare associazione Ue-Ucraina, a nome della delegazione degli osservatori Ue in occasione del voto locale. «Si tratta di un’elezione molto importante per il consolidamento della democrazia ucraina». Infatti.

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