Visioni

Elettronica e avanguardia vanno a braccetto sulla pista da ballo radicale

Elettronica e avanguardia vanno a braccetto  sulla pista da ballo radicaleLa performance di A. G. Cook a C2C 2024 – foto di Ilaria Ieie

Eventi Si è conclusa al Lingotto la 22esima edizione del festival C2c, nuove tendenze e contaminazioni

Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 7 novembre 2024

Si è conclusa la ventiduesima edizione del festival musicale dedicata all’intersezione – principalmente elettronica – tra pop e avanguardie. Per gli organizzatori la manifestazione – che quest’anno è stata accompagnatadal sottotitolo “Living with the Gods” – una sorta di «pista da ballo radicale». Una dichiarazione forse forte in un contesto che ormai accoglie decine di migliaia di persone negli ambienti industriali del Lingotto Fiere, che però risulta comunque piuttosto calzante. Parole che portano a pensare al significato stesso di «radicale». Riflettere su cosa significa prendere una posizione, mantenerla anche quando il successo di pubblico potrebbe portare a un’apertura verso l’appetibilità anziché al proseguire verso la propria visione. Cosa ha comunicato quest’anno il festival? Ci ha fatto attraversare padiglioni fieristici incupiti, dove il fumo che sale lento viene tagliato da fasci di luce colorata e intermittente. Ci ha portato in contesti sonori variegati, forse a un primo impatto incoerenti e con cambi repentini ma che al suo interno nascondono un’identità comune ed evidente: rinunciare al compromesso, seguendo e scolpendo la propria identità. C2C si è rivelato quindi un incontro elettronico tra tendenza e sperimentazione legate a doppio filo con un’ambientazione che è ormai il vero collante dell’esperienza.

C2C E’ C2C per come appare, per come accoglie la musica e non per la musica che propone in sé. È la manifestazione del lungo corridoio solcato dai riflessi di gigantesche palle da discoteca immobili. Sono i due palchi ormai iconici: il grande main stage con schermi in quasi ogni angolo e il più piccolo palco circolare circondato da altoparlanti e subwoofer, dove la connotazione club la fa da padrone. È la sospensione di un concetto, la stasi di un mondo che inizia e finisce in quei tempi e in quei luoghi per tornare un anno dopo.

In cartellone i live set di Bicep, Arca, il dj set tra rock e metal di Dean Blunt, lo showcase di Ben Ufo , Kode 9 e Nicolas Jarr con i suoi Darkside

La volontà e identità radicale, poi, ovviamente risiede anche nella componente principale della proposta: la musica. Intransigente è stato il dj set di Dean Blunt, artista le cui esibizioni in tutta la carriera si contano sulle dita di una mano e che a C2C ha portato qualcosa di contemporaneamente inaspettato ma assolutamente coerente con il suo percorso: una selezione di brani storici del panorama rock alternativo e metal, dai Deftones ai Metallica. Audace e coerente è stata anche la scelta di alternare i nomi di richiamo. Nel cartellone infatti spiccavano per notorietà Bicep e il loro nuovo show Chroma, Arca, Romy, Yaeji, Mace, AG Cook e due nomi che sono ormai sinonimo del festival: Kode9 in una speciale celebrazione della sua Hyperdub con tutti i «fantasmi del passato» di fisheriana memoria che ne conseguono e Nicolas Jarr con i suoi Darkside.

MA NON SOLO: funzionante e funzionale è stata la scelta di accostare contesti più strettamente da ballo (per esempio lo showcase di Ben Ufo con Pearson Sound e Pangaea, il back to back di Bill Kouligas e Gabber Eleganza) con atmosfere più dilatate (Nala Sinephro, Shabaka Hutchings, Mabe Fratti e Mica Levi) ed esperienze concertistiche variegate e attualissime (Sega Bodega, Snow Strippers, Billy Woods e la band Mandy, Indiana). Una serie di nomi, quindi, che cerca – più che di raccontare una coerenza sonora o suggerire un percorso – di formare una serie di prospettive che si inseriscono nel medesimo contesto.
C2C è un festival che fa della sua identità un ombrello per accogliere tante identità e realtà differenti usando il suo spazio e il suo linguaggio come collante. Un vestito che anche se non fatto perfettamente su misura calza ogni artista che lo indossa, ne sposa le intenzioni e si inserisce nel contesto.

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