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Eletto Zuppi, una Cei a misura di papa

Eletto Zuppi, una Cei a misura di papaIl cardinale Matteo Maria Zuppi – Cecilia Fabiano /LaPresse

La nomina L’arcivescovo di Bologna succede a Bassetti a capo della dei vescovi italiani. La nomina caldeggiata da Bergoglio. Un comunicatore capace di parlare e di «contaminarsi» con mondi distanti da quelli ecclesiali

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 maggio 2022

Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Lo ha nominato ieri mattina papa Francesco, scegliendo a tempo di record il più votato nella terna di nomi indicati dall’assemblea generale dei vescovi (secondo un’indiscrezione del Fatto quotidiano, Zuppi avrebbe ottenuto 108 voti, il cardinale Lojudice 41 e il vescovo di Acireale Raspanti 21).

UNA NOMINA PREVISTA da molti osservatori, anche perché implicitamente sponsorizzata dallo stesso Bergoglio, che nell’intervista al Corriere della sera del 3 maggio, parlando del nuovo presidente della Cei, aveva detto «cerco di trovarne uno che voglia fare un bel cambiamento, preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole». E che ha ribadito alla vigilia della votazione, liquidando con una battuta la candidatura del vescovo di Modena, Castellucci, uno dei due outsider – l’altro era Raspanti – apprezzato da molti: «So che è un bravo vescovo e che è il candidato di Bassetti (il presidente uscente, n.d.r.), ma io preferisco un cardinale».

I VESCOVI QUINDI, cosa non scontata visti i precedenti, si sono sintonizzati sulla linea del papa votando i “suoi” candidati (i cardinali realmente papabili erano due, entrambi finiti della terna). E il papa ha nominato il più votato dai vescovi, appunto Zuppi, che rappresenta una scelta di mediazione rispetto a Lojudice il quale, per storia personale e idee “di frontiera”, potenzialmente avrebbe potuto invece realizzare una netta rottura rispetto al recente passato del ventennio ruiniano, del suo delfino Bagnasco e del “grigio” Bassetti. Zuppi infatti è un abile comunicatore, capace di parlare e di “contaminarsi” anche con mondi distanti da quelli ecclesiali, attento e sensibile ai temi sociali, ma nello stesso tempo uomo delle istituzioni e poco incline a “strappi”, per decenni esponente di punta della Comunità di Sant’Egidio.

UNANIME IL CONSENSO e le parole di approvazione per il nuovo presidente, arrivate anche dal mondo politico, da destra a sinistra. Fra i tanti quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La già rilevante e riconosciuta azione pastorale svolta come arcivescovo di Bologna saprà ispirare il suo operato alla guida e al servizio della Chiesa nel nostro Paese, confermandola quale prezioso punto di riferimento per la società italiana».

NATO A ROMA NEL 1955, Zuppi frequenta il “Virgilio” – liceo della borghesia progressista –, dove conosce Andrea Riccardi, cinque anni più grande di lui, che sta dando vita alla Comunità di Sant’Egidio. E proprio con Sant’Egidio, all’epoca attiva soprattutto nei doposcuola popolari nelle borgate romane e nell’assistenza agli anziani e ai senza fissa dimora, Zuppi muove i primi passi. Si laurea in Lettere alla Sapienza, poi entra in seminario, a Palestrina, dove nel 1981 viene ordinato prete.

LA SUA SUCCESSIVA attività pastorale si svolge per quaranta anni tutta all’interno della Comunità di Sant’Egidio, sulle orme di monsignor Vincenzo Paglia: dal 1981 al 2000 è infatti viceparroco di Santa Maria in Trastevere, il quartier generale di Sant’Egidio, dove Paglia è parroco e anche assistente ecclesiastico generale della Comunità. Quando poi nel 2000 Paglia viene consacrato vescovo da papa Wojtyla e inviato a Terni – dove peraltro non farà un buon lavoro, lasciando la diocesi piena di debiti –, Zuppi lo sostituisce sia come parroco a Trastevere che come assistente ecclesiastico di Sant’Egidio. Diventa di fatto il numero due dell’organizzazione fondata da Riccardi, che frattanto si è decisamente ingigantita rispetto alle origini, sia sul fronte delle attività che dal punto di vista economico. Ed è impegnata anche sul fronte internazionale – viene chiamata “l’Onu di Trastevere”, per le funzioni di diplomazia parallela a quella vaticana –, in particolare in quegli anni nella mediazione nel processo di pace di Mozambico, a cui partecipa lo stesso Zuppi.

PER ZUPPI, IL PRIMO incarico pastorale extra Sant’Egidio arriva nel 2010, quando viene inviato come parroco a Torre Angela, una delle borgate popolari della periferia della Capitale, dove però resta solo due anni (per cui la fama di “parroco di periferia” con cui è stato spesso designato in questi giorni è decisamente eccessiva). Nel 2012 papa Ratzinger lo consacra vescovo e gli assegna il settore di Roma centro. Nel 2015 papa Francesco lo invia a guidare l’arcidiocesi di Bologna, come successore dell’ultraconservatore Carlo Caffarra, e nel 2019 lo crea cardinale.

UN EPISODIO, FRA I TANTI, rivela la capacità di dialogo a 360 gradi di Zuppi: nel 2018 partecipa alla presentazione del libro pubblicato dal manifesto con i discorsi di papa Francesco ai movimenti popolari (Terra, casa, lavoro) che si svolge nel centro sociale bolognese Tpo, insieme a Luciana Castellina e al curatore del volume, Alessandro Santagata.

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