Electrolux, sciopero di 1 ora e 45 contro l’obbligo di mascherina anti-coronavirus
Il caso Alleanza delle cooperative: 130 mila posti a rischio per la paranoia indotta dal virus. Cgil, Cisl e Uil: «In Emilia Romagna le aziende obbligano i lavoratori ai test sulla salute»
Il caso Alleanza delle cooperative: 130 mila posti a rischio per la paranoia indotta dal virus. Cgil, Cisl e Uil: «In Emilia Romagna le aziende obbligano i lavoratori ai test sulla salute»
Sciopero di un’ora e 45 per ciascun turno di ieri per i lavoratori dello stabilimento Electrolux di Susegana (Treviso). È stata la risposta clamorosa alla decisione dell’azienda di disporre per i dipendenti l’uso di mascherine per motivi di sicurezza sanitaria. Gli operai di Susegana – hanno spiegato le Rsu aziendali – hanno rigettato questa disposizione perché ritengono che «se all’improvviso, dopo vari giorni in cui l’emergenza è stata gestita con comportamenti di prevenzione standard, vengono imposte protezioni per bocca e naso vuol dire che il quadro è peggiorato e che dunque i lavoratori devono tornare a casa». «Se il pericolo ora c’è, semmai – sostengono le rappresentanze sindacali – è necessario chiudere lo stabilimento e approfittare per una straordinaria disinfestazione e sanificazione di tutti gli ambienti di lavoro, potenzialmente contaminati e vettore di trasmissibilità del virus, al fine di garantire un luogo idoneo alla ripresa della attività».
L’obbligo della mascherina scatterà da lunedì prossimo per i circa 4.700 dipendenti della multinazionale nelle sedi italiane di Porcia (Pordenone), Susegana (Treviso), Solaro (Milano), Forlì e Cerreto d’Esi (Ancona). Un obbligo presentato dall’azienda come «un provvedemmo a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori». Una disposizione di immunizzazione preventiva che si aggiunge allo smart working, già concesso dall’inizio della settimana alle figure professionali che possono sfruttare questo tipo di opportunità.
In un’atmosfera di delirio collettivo e di alterazione permanente di un rischio che aumenta in maniera direttamente proporzionale allo sforzo inutile delle autorità di calmare le acque, ieri Cgil Cisl e Uil dell’Emilia Romagna hanno denunciato il tentativo di diverse imprese di sottoporre ai lavoratori questionari sul loro stato di salute, o altri strumenti di profilazione di massa. Ci sono state anche segnalazioni di persone allontanate dalle imprese e dai cantieri senza alcuna giustificazione. «Basta creare panico – sostengono i sindacati – Non è obbligatorio compilare alcun questionario o autocertificazione proposti dalle aziende o altri enti che non siano quelli preposti (Dipartimento di igiene pubblica dell’Ausl). L’autocertificazione che alcune imprese stanno richiedendo è illegittima oltre che essere una falsa tutela per i lavoratori, in quanto ci sono già le autorità competenti e le procedure previste dall’ordinanza regionale».
Il panico per la flessione dell’economia ha spinto l’Alleanza Cooperative (Agci, Confcooperative, Legacoop) a denunciare il rischio della perdita del posto di lavoro per «almeno 130mila» persone nei settori del welfare, dei trasporti, del turismo e dell’export in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. «Le misure di supporto alle imprese ipotizzate dal governo sono del tutto insufficienti». «Oltre 20 mila operatori delle mense scolastiche e universitarie rischiano di perdere il posto di lavoro se il governo non approverà misure economiche urgenti» sostengono Carlo Scarsciotti, di Angem (associazione della ristorazione collettiva) e Andrea Laguardia di Legacoop.
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