El Salvador, perquisita la filiale della Mossack Fonseca

I Panama Papers colpiscono in Salvador. La polizia ha perquisito ieri la filiale dello studio legale panamense Mossack Fonseca, al centro dello scandalo sui paradisi fiscali e le società di comodo. Una montagna di documenti (11,5 milioni) fatti pervenire alla stampa da un’anonima fonte (dietro la quale potrebbe esserci, secondo il sito Wikileaks, la mano della Cia principalmente per colpire la Russia) e diffusi nel mondo da un Consorzio internazionale di giornalisti.

Dall’Europa all’America latina, passando per la Russia e per gli Stati uniti, sono stati chiamati in causa uomini politici e loro amici, personaggi dello sport e dello spettacolo intestatari o azionisti di società di comodo in quei paesi in cui è facile evadere le tasse. In Salvador, il Procuratore generale, Douglas Melendez, ha sequestrato allo studio Mossack Fonseca – a quanto pare in procinto di trasferirsi – 20 computer e «pochi documenti». Si cerca in particolare la lista dei salvadoregni clienti dello studio ma il grosso degli incartamenti era già stato portato altrove. Sono state perquisite anche ville e abitazioni dei responsabili locali della Mossack Fonseca.

Già nel 2012, quando gli uffici non facevano ancora riferimento a Mossack Fonseca, la magistratura era intervenuta nel corso di un’inchiesta per evasione e frode che si è conclusa con la condanna a 10 anni di carcere di Mauricio Alas Ramos. Il Procuratore ha promesso di non fare sconti e di indagare sull’origine dei fondi con cui i clienti dello studio hanno aperto società offshore. Intanto, i Panama papers sono notizia e dibattito anche sui giornali salvadoregni. Lo studio Mossack Fonseca ha denunciato di aver subito un attacco hacker e quindi una violazione della privacy. Argomento ripreso dalle destre che dicono: anche il Salvador potrebbe essere un paradiso fiscale, basta offrire condizioni altrettanto appetibili alle imprese nazionali e multinazionali.