Einaudi, gusto e giudizio per i libri da fare
Giulio Paolini, «Platea», 1978, (veduta parziale)
Alias Domenica

Einaudi, gusto e giudizio per i libri da fare

«Centolettori. I pareri di lettura dei consulenti Einaudi 1941-1991» Il senso di autonomia di Solmi, Cases, Bazlen; la scontrosità di Natalia Ginzburg; la brillantezza di Calvino, Manganelli e Lucentini: uno spaccato di editoria d’autore
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 8 marzo 2015
È inevitabile guardarsi indietro nei periodi di cambiamento; accade tanto agli individui, quanto alle comunità: gli uni e le altre assumono nuovi assetti rinegoziando, attraverso l’agire sociale ed economico, i propri sistemi di valori. La cultura è il campo privilegiato in cui queste pratiche di riconfigurazione possono mettere insieme il potere di scelta dei singoli con gli interessi della collettività. Le istituzioni culturali come la scuola e l’editoria sono i luoghi in cui questa dialettica ha margini più ampi di sopravvivenza e creatività: non è un caso in tempo di crisi o rinnovamento politico-economico, la cultura sia evocata come emblema...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi