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Egitto, le opposizioni presidiano la sede del governo

Egitto, le opposizioni presidiano la sede del governo

Da Rabaa el Adaweya, dove manifestano i Fratelli musulmani, si scorge il monumento commemorativo all’ex presidente Anwar al-Sadat. Proprio in questo ampio boulevard si riunivano i nazionalisti pro-Shafiq negli otto […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 13 luglio 2013

Da Rabaa el Adaweya, dove manifestano i Fratelli musulmani, si scorge il monumento commemorativo all’ex presidente Anwar al-Sadat. Proprio in questo ampio boulevard si riunivano i nazionalisti pro-Shafiq negli otto giorni che hanno visto opposte piazza Tahrir e Medinat Nassr. Lo scontro tra piazze si concluse con la nomina del primo presidente dei Fratelli musulmani nella storia egiziana.

Questo potrebbe essere un segno della marginalizzazione degli islamisti, che hanno lasciato Tahrir ai giovani rivoluzionari oppure l’evidenza di un’estensione senza precedenti delle mobilitazioni popolari. Se il 25 gennaio 2011, Tahrir era il simbolo dei movimenti perché univa migliaia di giovani, ultras, venditori ambulanti, donne, migranti, poveri e attivisti, che hanno formato la loro identità anti-regime occupando lo spazio pubblico, ora tutta la città è segnata dalle contestazioni. A sostegno della tesi che Morsi non è stato rimosso ma allontanato per l’enorme sollevazione popolare sono i giovani di Tamarrod e delle opposizioni.

Il 30 giugno scorso hanno invaso il centro del Cairo, ma anche le piazze principali di tutti i quartieri della città e dei centri urbani del paese. Proprio ieri le opposizioni, oltre a presidiare piazza Tahrir, si sono date appuntamento ad Heliopolis, intorno al palazzo presidenziale di Ittihadeya. Il sit-in inedito prevedeva un iftar comune (cena dopo il digiuno di Ramadan). L’immenso palazzo, irraggiungibile ai tempi di Mubarak, è diventato il luogo dove il presidente poteva finalmente essere visto da chiunque. Ma quando Morsi ha tentato di estendere i suoi poteri, a novembre, qui si sono svolti gli scontri più duri con la guardia presidenziale.

I contestatori hanno così idealmente superato le barriere costruite dalle Forze di sicurezza intorno ai palazzi istituzionali, subito dopo il 28 gennaio 2011. In seguito alle rivolte anti-Mubarak, lo spazio pubblico era stato frammentato dai militari proprio per scoraggiare le proteste. Così i manifestanti da Tahrir si erano spostati verso Qasr Al-Aini per le contestazioni al governo ad interim di Gamal al-Ganzouri. Non solo, nell’estate del 2011 erano iniziati i cortei che, partendo da punti distinti della città (Ramsis, Sayeda Zeinab, Mohamdessin) raggiungevano il centro delle proteste: piazza Tahrir. Mentre Maspero (la tv di stato) divenne il punto di riferimento delle contestazioni dei cristiani copti dopo il massacro dell’ottobre 2011.

Ieri, anche migliaia di sostenitori del deposto presidente Morsi hanno sfilato in decine di cortei ad Alessandria. Lo schema di una manifestazione di piazza o di marce separate è continuato mentre le prime proteste contro l’esercito contrapponevano due piazze: Tahrir, dei rivoluzionari, e Abbasseya, nei pressi del ministero della Difesa, con i sostenitori dei militari. Con l’avvento di Morsi, le proteste sono tornate settoriali e periferiche: dagli scioperi dei lavoratori nel Delta, alle manifestazioni di giudici e giornalisti alle porte dei palazzi di giustizia, alle contestazioni dei parenti dei condannati a morte della strage di Port Said.

Infine, mentre i primi obiettivi dei manifestanti erano le centrali di polizia, in seguito i contestatori hanno attaccato le sedi del Pnd di Mubarak e i palazzi della Sicurezza di Stato (Amn el Dawla); infine, i centri del partito islamista Libertà e giustizia. E così, le mura di cemento non sono bastate a contenere la marea di contestatori e le loro rivendicazioni.

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