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Editoria, le «tre condizioni» Fnsi al sottosegretario Crimi

Editoria, le «tre condizioni» Fnsi al sottosegretario CrimiIl presidente della Fnsi Beppe Giulietti e il segretario Raffaele Lorusso

Tv & Editoria Accordo sindacato-azienda: a 250 professionisti che lavorano per Viale Mazzini riconosciuto il contratto giornalistico, 90 posti in più per concorso. Stati generali, il sindacato: o il sottosegretario togli i tagli o non ci confrontiamo

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 31 luglio 2019

Accordi e assunzioni in Rai, tagli e nessun dialogo ai cosiddetti Stati generali dell’editoria. Una strana dicotomia nel mondo dell’informazione che ieri ha portato i vertici del sindacato dei giornalisti – mentre illustravano e festeggiavano l’accordo con viale Mazzini – ad annunciare la non partecipazione ai prossimi incontri con il sottosegretario Vito Crimi, autore dei tagli al fondo per il pluralismo che colpiscono già da quest’anno i quotidiani a partire da manifesto e Avvenire.

Per il segretario della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) Raffaele Lorusso «se restano i tentativi di commissariare l’Inpgi (l’istituto previdenziale, ndr) e di abrogare l’Ordine e tagliare le voci delle differenze non parteciperemo agli Stati Generali dell’editoria: pronti a trattare con chiunque, ma prima vanno eliminati i tagli e le minacce». Mentre il presidente Beppe Giulietti ha sottolineato come «non si fanno prima i tagli e poi ci si confronta».

Lorusso ha poi spiegato: «Non abbiamo partecipato all’ultimo incontro dei cosiddetti Stati generali dell’editoria e non parteciperemo alla cerimonia di chiusura, a ottobre a Torino, perché, al di là delle illusioni alimentate anche da qualcuno dentro la categoria, non possiamo avallare le intenzioni di chi si pone come obiettivo di indebolire l’informazione in questo paese, di chi vuole affermare un modello di giornalismo che prescinde dal lavoro regolare, di chi non vuol riconoscere gli organismi democraticamente eletti della categoria, di chi mira a indebolire il pluralismo per impedire all’opinione pubblica di conoscere e di elaborate un pensiero critico».
Tornando alla Rai, sindacato e azienda parlano di un patto «storico» che porterà il giusto contratto a 250 professionisti che già svolgono attività giornalistica all’interno della tv di stato e all’assunzione di altri 90. Ma che soprattutto si auspica «possa segnare la strada» e «rappresentare uno stimolo anche per le altre aziende editoriali».

«Un accordo particolarmente importante – sottolinea Lorusso – perché afferma il principio che la buona informazione non può prescindere dalla buona occupazione, dal lavoro, dai diritti e anche dai doveri. Una sfida, prosegue il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, «che l’ad Rai Fabrizio Salini ha accettato. Al nostro primo incontro gli abbiamo detto: se davvero vuoi trasformare l’azienda, non puoi non ripartire dalle regole».

Due le parti che compongono l’accordo.

La prima è il giusto contratto per i 250 professionisti che già svolgono attività giornalistica, non contrattualmente riconosciuta, all’interno delle testate o di alcuni programmi Rai e che rispondano ad alcuni criteri di anzianità, continuità e retribuzione lavorativa.

La seconda parte dell’accordo riguarda invece 90 nuovi assunti con l’obiettivo di «trasformare la Rai in un’azienda di servizio pubblico multimediale e crossmediale». Servono quindi «nuove capacità professionali», ma «strettamente legate al territorio. Per questo – spiega Di Trapani – il concorso sarà su base regionale, escluse quelle regioni dove non c’è bisogno di organico o dove la mobilità interna può sopperire alle esigenze». Ovvero, fuori «Lazio, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Veneto».

Soddisfatta anche la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, «perché – ha rilevato – è così che si salva l’Istituto: creando nuova e buona occupazione con diritti e tutele, giusta retribuzione e corretto versamento dei contributi previdenziali. Solo allargando la platea degli iscritti si può salvare l’istituto di previdenza».

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