Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato nei giorni scorsi una spinta importante al ddl sui reati ambientali. Il voto del Senato, in seconda lettura, era atteso da tempo; la proposta di legge fu votata dalla Camera oltre un anno fa e adesso torna per il terzo passaggio e mi auguro che sia quello definitivo. La scorsa settimana ho scritto una lettera alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, invitandola a fare il possibile, per quanto di sua competenza, per garantire un iter dei lavori che possa portare alla sua rapida approvazione.

Non voglio nascondere, tuttavia, una certa preoccupazione. La legge è stata votata da una larga maggioranza che comprende anche Sel e Movimento 5 stelle, segno di una convergenza ampia su un tema di forte impatto per i cittadini. Il testo nasce dalla convergenza di tre proposte, la mia e quella dei colleghi Micillo (M5S) e Pellegrino (Sel) e, soprattutto, muove dalla spinta di decine di associazioni che, guidate da Legambiente e Libera, da tempo chiedono che si dia una svolta nel nostro paese sul tema dei reati ambientali.

A ridosso della discussione in Commissione giustizia stanno affiorando critiche e perplessità, a mio avviso infondate, che rischiano di fermare ancora una volta un provvedimento che si sta aspettando da oltre venti anni.
E’ una legge che introduce nuovi strumenti per rendere più efficace il contrasto alle illegalità e alle ecomafie. Prevede tra l’altro un innalzamento delle pene con il raddoppio dei tempi di prescrizione che sarà legata alla durata degli effetti dell’inquinamento, l’introduzione nel nostro codice penale dei reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale e traffico di materiale radioattivo e l’obbligo al ripristino dei luoghi in caso di condanna o patteggiamento. Con questo provvedimento non ci saranno più casi come Eternit o Bussi.

A chi ritiene che esso penalizzi il mondo delle imprese dico che è esattamente il contrario, è una normativa assolutamente equilibrata e che aiuterà le aziende corrette e oneste a non subire la concorrenza sleale di chi si sbarazza dei rifiuti in modi illeciti, mentre il ravvedimento operoso prevede, nei casi colposi che sono la grande maggioranza dei casi, sconti sostanziosi di pena per chi ripristina e bonifica i luoghi.

Certo nessuna legge è perfetta e tutto è migliorabile, ma ritengo che l’urgenza sia quella di approvare il testo senza cambiare «neanche una virgola»; se c’è qualche correzione da fare, e lo si vedrà in corso d’opera, al Parlamento non mancano gli strumenti legislativi per correttivi e aggiustamenti. Non si può rischiare di far impantanare di nuovo questa proposta nelle sabbie del bicameralismo perfetto.

Vi è un altro aspetto che mi preme sottolineare. Questa legge servirà a contrastare con maggiore forza la criminalità organizzata e l’illegalità diffusa contro l’ambiente, questa azione di contrasto avrà sicuramente anche una ricaduta benefica sulla necessità di rilanciare le produzioni di qualità e persino le eccellenze che si trovano in territori che spesso vengono accostati impropriamente a siti contaminati, nonostante ci siano decine di chilometri di distanza. Penso ai pomodori o alle mozzarelle di bufale dop della Campania, oggetto di una campagna denigratoria a fronte di accurate analisi che ne certificano l’assoluta idoneità, penso a prodotti e a luoghi del nord Italia, (come di tante altre zone del Paese), affiancati genericamente, e a volte strumentalmente, a zone a rischio.

La bonifica dei suoli e il contrasto dell’illegalità ambientale sono strumenti preziosi per ridare slancio e futuro ad uno dei più grandi patrimoni che ha il nostro Paese: le qualità italiane, i suoi prodotti, la sua bellezza e la sua creatività. Perché per uscire dalla crisi serve un’idea di futuro e di speranza che riparta proprio dal territorio, perché per tornare a crescere l’Italia deve fare l’Italia.

L’autore è presidente commissione Ambiente Camera dei Deputati