Ecomafie: 71 reati al giorno, business da 13 miliardi, ma la legge funziona
Legambiente Rapporto Ecomafia 2017: 13 miliardi di euro è il fatturato delle ecomafie, in calo del 32% per il taglio della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle 4 regioni a maggiore presenza mafiosa. 17 mila nuovi immobili abusivi nel 2016; gli incendi dolosi hanno mandato in fumo più di 27 mila ettari; i reati ambientali accertati sono stati 25.889
Legambiente Rapporto Ecomafia 2017: 13 miliardi di euro è il fatturato delle ecomafie, in calo del 32% per il taglio della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle 4 regioni a maggiore presenza mafiosa. 17 mila nuovi immobili abusivi nel 2016; gli incendi dolosi hanno mandato in fumo più di 27 mila ettari; i reati ambientali accertati sono stati 25.889
Settantuno eco-reati al giorno, circa tre ogni ora per un totale di 25.889 nel 2016. Per Legambiente l’ecomafia vale 13 miliardi di euro, una cifra spaventosa ma in diminuzione del 32% rispetto allo scorso anno: -6,2 miliardi. Un calo dovuto soprattutto alla riduzione della spesa pubblica per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e a un lento ridimensionamento del mercato illegale.
Dal rapporto Ecomafia 2017, presentato ieri alla Camera da Legambiente e pubblicato da edizioni Ambiente (con il sostegno di Cobat e Novamont) emerge un’insidiosa novità: il calo degli investimenti comporta un analogo calo del fatturato della mafia. Questo può significare che una ripresa economica avrebbe, tra l’altro, l’effetto di una ripresa anche dei profitti mafiosi.
Il rapporto registra anche un aumento di arresti e denunce per reati ambientali: quelli accertati delle forze dell’ordine e dalla Capitaneria di porto sono passati da 27.745 del 2015 a 25.889 nel 2016, con una flessione del 7%. Aumentano arresti (225 contro i 188 del 2015), denunce 28.818 ( 24.623 nel 2015) e sequestri 7.277 (nel 2015 erano 7.055). Il calo di illeciti e del fatturato e l’aumento di arresti e denunce viene attribuito alla nuova legge contro i delitti ambientali del 2015.
«La legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali funziona, chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto- sostiene la presidente di Legambiente Rossella Muroni – ora bisogna investire maggiori risorse, dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi».
Il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci (Pd) sostiene che gli ecoreati possono essere combattuti con un’alleanza con la «società civile» e propone l’approvazione di una legge che vieta l’uso delle microplastiche nei cosmetici, causa frequente di inquinamento dei mari. Il ministro della giustizia Andrea Orlando sostiene che «ora occorre approvare la legge sul consumo di suolo per realizzare una vera conversione ecologica, per puntare sulla rigenerazione »
Gli ecoreati restano tuttavia una realtà incombente nel nostro paese. Lo si vede dai dati sull’abusivismo edilizio con 17mila nuovi immobili abusivi nel 2016, dal ciclo illegale dei rifiuti in crescita e dalla corruzione dilagante. I roghi dolosi hanno mandato in fumo 27 mila ettari.
Anche se diminuisce in percentuale il peso delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (dal 48% del 2015 al 44% del 2016) si confermano ai primi posti nella classifica per numero di illeciti ambientali la Campania (3.728 illeciti), la Sicilia (3.084), la Puglia (2.339) e la Calabria (2.303). Su scala provinciale, Napoli è in testa con 1.361 infrazioni, seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811). Il Lazio è la prima regione del centro, la quinta in Italia per reati ecomafiosi, con 2.241 infrazioni accertate, 6,1 al giorno; è al terzo posto per le illegalità nel ciclo dei rifiuti, Roma è la terza peggior provincia con 199.
Agli ecoreati denunciati da Legambiente vanno aggiunti quelli «legalizzatì come i fanghi di depurazione trasformati in gessi e ceneri di inceneritori infilate in conglomerati cementizi provocando l’inquinamento di suoli e falde – sostiene Alberto Zolezzi, deputato M5S in commissione Ambiente – ora bisogna perseguire i reati dei colletti bianchi».
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