Italia

Ecofficina, l’anima nera del «modello Veneto» fra capannoni dismessi e simulacri industriali

Il «sistema» delle coop targate Simone Borile applica ai migranti l’identica vocazione a cannibalizzare le risorse pubbliche che contraddistingue la recente storia della Bassa padovana. Visure camerali, parentele familiari e […]

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 5 gennaio 2017

Il «sistema» delle coop targate Simone Borile applica ai migranti l’identica vocazione a cannibalizzare le risorse pubbliche che contraddistingue la recente storia della Bassa padovana. Visure camerali, parentele familiari e politiche, legami diretti con i «mandarini»: la galassia Ecofficina replica lo stesso schema del Consorzio sviluppo Conselvano (crac da 100 milioni di euro) e della gestione dei rifiuti per conto dei Comuni.

NON SOLO L’INTESA sussidiaria fra pezzi di Dc berlusconizzati e amministratori Ds, ma soprattutto la «copertura istituzionale» come dimostra l’avviso di garanzia a Tiziana Quintario, funzionaria della prefettura di Padova per «turbativa d’asta». È stata iscritta all’Udc, prima di essere vice-presidente del consiglio comunale di Monselice (eletta dal centrosinistra), con una figlia che ha lavorato per le coop di Borile. Politicamente, da Battaglia Terme si dipana la filiera del Ncd fin dentro i ministeri del governo Renzi. A livello locale, rispunta puntuale Leonardo Padrin (già presidente della Compagnia delle Opere, fedelissimo di Galan in Regione) con la sua rete di società come Vanilla e Food Service Italia che si aggiudicano la fornitura dei pasti ai profughi anche di Cona.

IL «CASO ECOFFICINA» è spianato da un lustro. Con tanto di dossier depositati nei municipi, alla Corte dei conti, in parlamento fino al recente appello di Silvia Benedetti del M5S a Raffaele Cantone. Rappresenta la stessa anima nera del «modello veneto» che impera fra capannoni dismessi, simulacri industriali e imprese di autosfruttamento.

Ecofficina viene costituita il 2 agosto 2011. Il primo bilancio dichiarato è di 114 mila euro: nel 2106 arriverà a sfiorare i 20 milioni. La sede (via Rovigo 69 a Este) è nella palazzina di Pd3 Srl che gestisce la raccolta di rifiuti e che partecipa direttamente al varo della coop. Primo presidente è Giampaolo Mastellaro, consigliere comunale Pd a Piove di Sacco. Con Borile anche la moglie Sara Felpati. Poi ci sono Stefano Chinaglia, coordinatore del circolo Pd di Piove, ed Egidio Vanzetto di Ncd con la moglie Serenella Masin.

IL 2 FEBBRAIO 2015 viene costituita la nuova coop Ecofficina Servizi che subito stipula con Ecofficina Educational la scrittura privata un contratto di cessione di ramo d’azienda per l’inserimento di persone svantaggiate che «salva» i contributi della Regione e i servizi per alcuni Comuni. A Cona e non solo opera appunto Ecoed coop sociale onlus con il CdA costituito il 16 febbraio 2015 con Sara Felpati amministratore delegato. Revisore unico è Patrizia Bazzi, che dal 2004 fino a pochi mesi prima aveva lo stesso ruolo nel Consorzio di bacino Padova 3.

È la moglie di Fabio Ruffin, sindaco di Lozzo Atestino, e cognata di Luca che in Forza Italia appartenevano alla corrente di Padrin. Ma i conti non tornano. Il bilancio 2013 dichiarava 650 mila euro di costi per 43 dipendenti. Nel 2014 con 6 stipendi in più la cifra lievita a 1,2 milioni. E nel 2015 con 127 dipendenti si contabilizzano 1,4 milioni. In primavera arriva l’Inps che al termine delle verifiche «stacca» un pesante verbale di contestazione: i voucher non sono leciti.

Non basta, perché ad aprile la Procura di Rovigo apre un’indagine per truffa aggravata ai danni dello Stato, maltrattamenti ai migranti e falsità materiale. Riguarda il centro d’accoglienza di Montagnana con carenze nei servizi, pasti, igiene e la totale assenza di corsi di alfabetizzazione.

POI LE COOP DI BORILE & C finiscono nel mirino del pm Federica Baccaglini a Padova a causa della convenzione tra la prefettura di Padova e Ecofficina, con il comune Due Carrare. Il bando prevedeva un’anzianità di servizio di almeno due anni nella gestione dell’accoglienza. Le date indicate da Ecofficina e dalla prefettura non coincidono: la convenzione ufficiale indica il 6 gennaio 2014, negli uffici invece è depositata quella firmata con la data del 14 maggio 2014. Con i vertici della coop finisce sotto inchiesta anche la funzionaria della prefettura.

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