Visioni

Ecco cosa resta degli anni ’80

Ecco cosa resta degli anni ’80Lo Straniero

Note sparse Un esordio che suona come una scommessa vinta per Lo Straniero, una band che mescola un accattivante pop a sonorità che rimandano a Battiato, Prozac +. Elettronica ma non solo

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 7 luglio 2016

So ragazzi, si direbbe a Roma. Un esordio che sin da subito è sembrata una scommessa vinta dall’etichetta La Tempesta con Sony Music, già che la band de Lo Straniero arriva da esperienze importanti. Ora esce il loro primo disco (senza titolo) e che disco. Sembra un ritorno al passato, con uno spaccato di elettronica suadente degli anni ’80, mai eccessiva, calibrata con testi intelligenti e freschi.

Certo, le origini piemontesi di alcuni fanno supporre una profonda conoscenza dei Subsonica (ehm, Speed al mattino e La funzione dei Sub suonano un tantino simili), ma i riferimenti a tratti troppo marcati (il duo di voci rimanda inevitabilmente ai Prozac + ed echeggia Battiato) possono essere considerati peccati veniali se consideriamo il prodotto finale, una sorta di viaggio nell’oltremare di una generazione senza più riferimenti e senza futuro, ma sempre alla ricerca di un riflesso di bellezza.

Elettronica ma non solo, il mantra di alcuni brani diventano ossessione e ribellione, mentre la riuscitissima Sotto le palme di Algeri è un manifesto alla ricerca di se stessi, nel vagabondare moderno e confuso.
Un tizio come William Burroughs si sarebbe sentito comodo in questa narrazione.

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