«Easy Living», una favola sulla frontiera
Cinema Orso e Peter Miyakawa raccontano il loro film, nelle sale il prossimo 24 settembre. Una commedia malinconica tra i migranti a Ventimiglia sospesi nell'attesa di un impossibile passaggio in Francia
Cinema Orso e Peter Miyakawa raccontano il loro film, nelle sale il prossimo 24 settembre. Una commedia malinconica tra i migranti a Ventimiglia sospesi nell'attesa di un impossibile passaggio in Francia
«È una favola e non un racconto drammatico di cronaca» dice Orso Miyakawa del suo debutto alla regia insieme al fratello Peter: Easy Living, nelle sale dal 24 settembre dopo il passaggio alla Festival di Torino lo scorso novembre. Una «commedia malinconica» girata «in famiglia» – il protagonista adolescente Brando è il fratello minore dei due registi, James – e ambientata a Ventimiglia, dove Brando, la sorella Camilla (Camilla Semino Favro) e l’insegnante di tennis statunitense trapiantato in Italia Don (Manoel Hudec) si imbarcano in un’avventura per aiutare Elvis (Alberto Boubakar Malanchino) – migrante costretto a vivere in perenne attesa nella città fra due stati – a varcare il confine con la Francia e raggiungere la moglie a Parigi.
«SIAMO cresciuti passando tutte le estati a Ventimiglia – racconta Orso Miyakawa – ed essendo noi nati negli anni Novanta all’epoca c’era già Schengen: il confine era qualcosa di abbandonato, inutile e di cui a malapena si percepiva l’esistenza. Lo si attraversava per portare alcool dall’Italia alla Francia e medicine dalla Francia, dove costano meno, all’Italia», come fa la protagonista . «Poi – continua il regista – dal 2015 abbiamo visto in prima persona come la frontiera sia tornata a essere un luogo militarizzato, con posti di blocco. Per tante persone Ventimiglia è diventata un luogo di speranza, attesa e dolore». Ma con Easy Living l’intenzione non era appunto di raccontare il loro dramma in modo realistico – « in città ci hanno raccontato che venivano in tanti a girare dei film, restavano una settimana e pensavano di aver capito tutto», spiega Peter Miyakawa – quanto «filtrare» la storia attraverso gli occhi di un adolescente. «Per questo abbiamo creato un mondo quasi immaginario, non realistico, che si sovrappone con i nostri ricordi di quel luogo quando avevamo la sua età». Ai tempi in cui il confine era il retaggio di un mondo quasi dimenticato.
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