Nell’ambito della cultura e dello spettacolo in Italia spesso la longevità è inversamente proporzionale alla qualità. Nel senso che in molti casi l’ambito e ambizioso traguardo dei 10, 20, 30, 40 (e così via) anni di vita di festival, rassegne, eventi di vario genere non è il punto di arrivo di un percorso artistico-espressivo fatto di cambiamenti, revisioni, ripensamenti o comunque la celebrazione non è occasione di bilanci critici o spregiudicate rimesse in discussioni di certe formule o parametri per miglioramenti qualitativi. Anzi spesso il raggiungimento dell’obiettivo viene enfatizzato, esaltato al punto da considerarlo un indiscutibile indice/termometro di successo e di consenso all’insegna di «squadra che vince non si cambia» (un po’ come il meccanismo degli ascolti e share televisivi). Non è questo il caso del Gruppo Operaio di Pomigliano ‘E Zezi per i quali al contrario la ricorrenza dei quarant’anni di vita testimonia un punto di arrivo (che in realtà è un’eterna partenza) solo come dato anagrafico di un percorso lungo e straordinario all’insegna di un impegno politico e artistico complesso e coerente, che non è mai andato a caccia di audience/pubblico o di numeri da esibire. Certe lunghe pause produttive e creative che si sono concessi, certi cambiamenti artistici e organizzativi sono stati fisiologici e necessari compatibilmente con gli stravolgimenti che dai primi anni ’70 quando sono nati ci sono stati nel mondo dei media e della comunicazione e con la sparizione visiva (ma anche reale) di una certa classe operaia e di un certo mondo contadino. E oggi nell’ambito di Estate a Napoli 2015 e nel programma dei festeggiamenti per la festa di San Gennaro promossi dall’Assessorato alla cultura del Comune di Napoli, ‘E Zezi ci fanno ripercorrere la quarantennale attività del Gruppo Operaio di Pomigliano. A partire dalle 19 nel Cortile del Chiostro di San Domenico Maggiore nell’omonima piazza nel cuore del centro storico napoletano, l’evento intitolato «Quarant’anni suonati – ‘o padrone more e ‘o ciuccio canta» condensa con varie iniziative «40 anni di musica, immagini e lotta» (ingresso gratuito).
Il programma prevede: le mostre fotografiche Sant’Anastasia – ‘A Flobert, Carnevale dei Zezi a Pomigliano, Il Teatro contadino ed operaio dei Zezi; i video A zig zag tra le musiche dei Zezi di 40 anni e Il carnevale di Pomigliano; la presentazione del libro È na spina di Patrizio Esposito; il concerto dei Zezi intervallato dagli interventi di alcuni componenti che hanno attraversato la storia del gruppo come Marcello Colasurdo, Bisca, Daniele Sepe. Insomma un’occasione non celebrativa formale e rituale per riannodare i fili di ieri e di oggi di una lunga militanza politica e culturale e sentire l’attualità dell’attività e del percorso di un gruppo nato nel 1974 in una provincia atipica (periferia est di Napoli) per la coesistenza della realtà (e della cultura) operaia e contadina dove poi sarebbe nata l’Alfasud e che non ha mai operato sulla nostalgia ma sulla consapevolezza della (r)esistenza di un mondo più vivo e presente di quello che la svolta conservatrice della politica e della comunicazione vuole far credere. E nel corso di questa serata multimediale rivivono gli umori, le scelte politiche e artistiche, le produzioni musicali e teatrali del Gruppo Operaio in un periodo e dentro un contesto contrassegnati da forti tensioni sociali e politiche e la loro produzione discografica è ricca di spunti di riflessione.
Dal primo disco, Tammurriata dell’Alfasud (1976) ai successivi Auciello ro mio. Posa e sorde (1994), Zezi Vivi (il manifesto, 1996) i Zezi hanno saldato sempre di più la ricerca all’impegno. Senza l’ansia di produrre a tutti i costi, senza sbracarsi su postmodernità studiate a tavolino e senza rinunciare a fare ricerca, il gruppo (oggi presieduto dal fondatore e leader storico Angelo De Falco e guidato dai più giovani Massimo Mollo, Massimo Ferrante, Marzia Del Giudice) ha saputo aspettare il momento creativo ma anche storico-politico giusto per riproporre aggiornati il proprio repertorio storico e la propria strategia comunicativa. Come testimoniano i dischi Diàvule a quàtto (il manifesto, 2002); Triccaballacche. Aulive e chiapparielli (2007) e soprattutto Ciente Paise, autoprodotto, uscito nel 2010. Rock operaio, un combat folk che tra tammurriate, tradizionali e inedite, rivisita anche Luigi Tenco, ospita le voci recitanti di padre Alex Zanotelli e del giornalista Luigi Necco.
Una ‘guerriglia’ sonora e culturale che non ha mai smesso, con il teatro popolare di strada, la satira politica, le tammurriate, di essere vicina a chi lotta in piazza per il lavoro, i diritti e il riscatto sociale. «Un laboratorio aperto – spiega Angelo De Falco – di aggregazione e iniziative per sfuggire all’emarginazione e all’omologazione che in quasi quarant’anni ha coinvolto circa trecento persone che, a vario titolo, hanno militato nei Zezi». Che non hanno perduto la capacità di sintetizzare in dialetto con incisiva ironia la loro carica contestatrice. Nel lanciare la serata per i 40 anni hanno diffuso la notizia in questo modo: «Prima comunicazione ufficiale a tutta la zezamma e ai suoi fratelli, sorelle e compagni sparsa nel mondo, poi migliorerà…..ma pè mo’ ‘o sapite tutte quante. N’abbasta ca ce pienze, necessaria è la presenza…a si nò te tiene a renzi……»