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È una strage senza confini

È una strage senza confini – Reuters

Migranti Un altro barcone affonda nel Canale di Sicilia, tra Malta e Lampedusa. Decine le vittime

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 12 ottobre 2013

Adesso che abbiamo esaurito tutte le parole disponibili per raccontare la tragedia di Lampedusa, cos’altro resta dire? Niente. Bisogna tacere e basta, visto che ci sono nuove persone morte da piangere. Sempre in quel cimitero che è diventato il canale di Sicilia. Altri cadaveri da recuperare, altri superstiti da assistere. Altri bambini. Forse, a questo punto, l’unica cosa operativamente sensata che resta da fare, come va ripetendo da giorni il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, è andarli a prendere a casa loro.
L’ultimo naufragio è storia di ieri sera. Un barcone si è rovesciato 65 miglia a sud di Lampedusa, dunque in acque maltesi, al confine con quelle libiche. I migranti stessi a metà pomeriggio hanno lanciato l’allarme con un telefono satellitare. Il barcone improvvisamente si è rovesciato sotto gli occhi di un pilota di un piccolo aereo maltese che ha lanciato l’allarme. Sul posto si sono immediatamente precipitate alcune motovedette della marina maltese, coadiuvate da due navi militari della marina italiana che per caso stavano navigando a poche miglia dal barcone, il Libra e l’Espero. Le due navi, utilizzando un elicottero, hanno lanciato in mare salvagente e zattere autogonfiabili. Secondo una prima concitata ricostruzione, sul barcone colato a picco c’erano circa 250 migranti.
In acqua sarebbero stati avvistati alcuni corpi privi di vita. E’ ancora presto per un bilancio definitivo, ma già ieri in tarda serata si parlava di circa 50 persone scomparse tra le onde. Tra loro molti bambini. Un numero impressionante, un’altra massa di cadaveri che non rende giustizia alla storia e ai volti di ognuno (anche se non paragonabile all’ecatombe di Lampedusa: ieri sull’isola il conto dei morti è salito a 339 e altri ne verranno a galla). Di sicuro si sa che ieri sera circa 150 migranti sono stati tratti in salvo dai maltesi, mentre più di cinquanta si trovavano sani e salvi su una della navi militari italiane. Tra le persone salvate, dieci bambini sono stati imbarcati su un elicottero diretto a Lampedusa.
L’ennesima tragedia del mediterraneo a questo punto dovrebbe inchiodare alla loro responsabilità tutte le «autorità» che in questi giorni si sono inginocchiate a Lampedusa davanti a centinaia di bare senza nemmeno togliersi la giacca. Enrico Letta, il presidente del Consiglio, ha dovuto chiedere scusa e vergognarsi meno di tre giorni fa. Le parole più dure, per lui, per l’Europa, per il governo delle larghe intese, ancora una volta sono state pronunciate dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: «Questa per noi è la normalità». E ancora: «Bisogna cambiare le leggi – ha dichiarato alla tv il sindaco appena saputo del nuovo naufragio – perché chiedere il diritto di asilo a nuoto non può essere più accettabile per l’Europa: bisogna cambiare le politiche di asilo e poi cambiare quelle di accoglienza. Bisogna che l’Europa si renda conto che non può esistere una diga nel mediterraneo. Queste persone non vanno lasciate morire, tutto questo è una grande farsa per cui si pagano prezzi altissimi, vite umane e sacrifici di luoghi di confine come Lampedusa». Lo stesso concetto è stato ribadito anche da un rappresentante dell’esercito italiano, il presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca. «Questa è la drammatica prova di tutto quello che abbiamo detto fino ad oggi: bisogna adottare provvedimenti urgenti per aprire corridoi umanitari, non c’è più tempo da perdere. Lampedusa e l’Italia sono il confine sud dell’Europa: le istituzioni nazionali e comunitarie devono garantire un approdo sicuro a chi sta scappando da guerre e dittature, a chi cerca protezione umanitaria. In questo modo si colpirebbero anche i trafficanti di uomini e si potrebbe fermare questa strage continua. L’Europa prenda immediatamente le proprie responsabilità con una scelta di garanzia e di sicurezza per chi affronta il viaggio della speranza in mare». Anche Khalid Chaouki, deputato e responsabile dei cosiddetti «nuovi italiani» del Pd ha preso una posizione analoga, anche se forse meno coraggiosa. «E indispensabile – ha detto – organizzare al più presto un presidio europeo sulle coste libiche per prevenire nuovi naufragi e sostenere in loco le migliaia di profughi che sappiamo al momento trovarsi a Tripoli e Misurata. Se niente sarà fatto, il bilancio dei morti sarà destinato a crescere».
Con un po’ di fortuna, e grazie a cinque distinte operazioni di salvataggio coordinate sempre al largo delle coste siciliane, solo ieri sono state salvate 503 vite umane.

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