8 aprile 1938. Action Comics, una nuova rivista antologica targata National Periodical Publications, plana sugli scaffali dei newsagents americani. Sotto la copertina, due manciate di storie a fumetti, il cinema seriale dei poveri che dall’inizio degli anni 30, grazie a character come Mandrake, The Phantom e Tarzan, sta soppiantando gli eroi dei pulp magazine nelle preferenze dei lettori dei quotidiani e dei loro figli. C’è Chuck Dawson, un cowboy disegnato a immagine e somiglianza del divo del muto Tom Mix, grilletto facile e insospettabile abilità nel ju-jitsu. C’è Zatara il mago, un divertito plagio dell’ipnotista in marsina di Lee Falk e Phil Davis completo di aiutante esotico, il gigante asiatico Tong. C’è il reporter a cinque stelle Scoop Scanlon, un omaggio al noir di Chester Gould. C’è, soprattutto, il “Cover Boy” del rutilante giornaletto: un forzuto da circo con tutina attillata e mantello, che nella esplosiva illustrazione realizzata dagli autori Jerry Siegel e Joe Shuster solleva un’automobile scatenando il panico dei presenti.
In realtà, Superman è nato cinque anni prima in omaggio a Mitchell Siegel, padre di Jerry, morto di infarto in seguito a una rapina, ma anche ad altri superuomini ante-litteram come il Gladiator di Philip Wylie, il Doc Savage di Kenneth Robeson e il Flash Gordon di Alex Raymond. Da questi ultimi, il nostro ha ereditato il fisico statuario, la forza sovrumana, l’invulnerabilità e i mutandoni attillati. I famosi superpoteri, nelle prime avventure dell’eroe, sono ancora molto limitati.

D’altronde, l’Uomo d’acciaio delle origini è un eroe terricolo, sanguigno, proletario. Un deus ex machina non privo di caustica ironia, votato a combattere la sua battaglia per la verità, la giustizia e lo stile di vita americano al fianco dei minatori bistrattati da padroni senza cuore, contro i trafficanti d’armi di un’Europa già insanguinata dal totalitarismo o i malavitosi di ogni risma. Il successo è immediato. In soli due anni di super-lavoro, l’eroe dalla calzamaglia rossa e blu sconfina su oltre 300 quotidianinonché sul magazine che porta il suo nome, costringendo Siegel & Shuster ad aprire il loro studio di Cleveland a collaboratori come Paul Cassidy, Leo Nowack e il bravissimo Wayne Boring. Cominciano a fiorire le imitazioni: non solo quelle della National stessa, che nel 1939, con il Batman di Bob Kane e Bill Finger, centra un altro volatile dalle uova d’oro. Ma anche quelle della distinta concorrenza, come il Capitan Marvel della Fawcett Publications, e il Captain America della Timely, creato da Joe Simon e Jack Kirby. Fra gli anni quaranta e gli anni sessanta, la dimensione larger than life del fumetto impone una decisa sterzata fantastica alla rogue gallery di Superman. E accanto alla nemesi storica, lo scienziato pazzo Lex Luthor, arrivano nuovi nemici: il Giocattolaio, una sorta di Joker solo un po’ più bonario dedito alla creazione di giocattoli (involontariamente?) pericolosissimi. Bizarro, un Superman alternativo forte come l’originale, ma roccioso e terribilmente ottuso. O ancora, Mr. Mxyzptlk, pestifero folletto extradimensionale con un talento per gli scherzi. Cresce anche la super-family, con l’arrivo di Superboy, Supergirl e Il Supercane Krypto. Senza dimenticare scommesse editoriali più estreme dedicate a “normalmen”‘e “normalwomen” come Lois Lane e Jimmy Olsen, o all’accoppiata con Batman, celebrata dalla rivista World’s Finest Comics.

© DC Comics 2013
Una scena da “Superman: Red Son” (2003)

Intanto, il mondo è cambiato. Gli eroi più freschi e tormentati targati Marvel, con i loro super-problemi, rubano la scena ai rocciosi titani di un tempo. E anche Superman deve ridimensionarsi per poter continuare a rappresentare un modello credibile per i lettori. Ci mettono mano nuovi autori come Dennis O’Neill, ex cronista capace di rivitalizzare a colpi di realpolitik personaggi consunti come l’Uomo Pipistrello e Lanterna Verde, ma anche Jack Kirby, il Re, pronto a spuntare le armi dell’eroe contrapponendogli una galleria di cattivi interplanetari quasi divini nella splendidaSaga del Quarto Mondo. Purtroppo, neanche il terribile Darkseid può niente contro la stupidità degli editori, che ritoccano le splendide splash page del King per adattare il viso di Superman ai canoni piacevoli e un tantino leziosi imposti da Curt Swan, disegnatore “ufficiale” della serie per un trentennio. La maledizione del personaggio, poi, sembra aver toccato duro i suoi stessi creatori: Siegel e Shuster, infatti, a suo tempo avevano ceduto tutti i diritti di Superman alla National per 130 dollari, e all’alba degli Anni settanta si ritrovano l’uno dietro lo sportello di un ufficio postale, l’altro povero e quasi completamente cieco. La solidarietà di Vip come il romanziere Kurt Vonnegut, il vignettista Jules Feiffer e l’attore Eli Wallach scioglie il cuore di pietra della “nuova” National, la DC Comics, che concede a Siegel & Shuster una menzione nei crediti delle storie, oltre a un vitalizio di 20.000 dollari l’anno. Nel frattempo, il personaggio conosce una lunga fase di letargo creativo, con pochi exploit degni di nota, come Superman vs. Muhammad Ali, fumetto che nel 1978 celebra la definitiva consacrazione del wrestler rosso e blu come icona della cultura pop a stelle e strisce, anticipando il botto planetario di Superman-il film, fortunata pellicola di Richard Donnervarata dalla Warner Bros. sull’onda di fenomeni fantasy come Star Wars.
Per la riscossa a fumetti, bisogna aspettare quasi un decennio e il cambio della guardie fra il vecchio e potentissimo boss della DC Julius Schwartz e la nuova presidente dell’azienda, Jenette Kahn. Quest’ultima resetta l’intero cosmo DC con il cross-over Crisi sulle Terre infinite, e affida il compito di riscrivere le origini di Superman al canadese John Byrne, già noto per aver dato nuova linfa a storici personaggi della concorrenza come X-Men e Fantastici Quattro. Il risultato è L’Uomo d’acciaio, una miniserie che umanizza l’eroe ridimensionando drasticamente i suoi poteri, e regalando al suo scialbo alter-ego, il reporter Clark Kent, un inedito sex-appeal. Il resto, come si dice, è storia recente, ampiamente pubblicizzata dai media in modo spesso superficiale: da citare in particolare il matrimonio con l’eterna fiamma Lois Lane, la Morte e resurrezione dell’eroe per mano del mostruoso villain kryptonianoDoomsday, le storie “alternative” come Superman: Red Son di Mark Millar, Dave Johnson e Killian Plunkett, con un Superman russo e kompagno. O l’omaggio al mito firmato da Grant Morrison e Gary Frank, che con All Star Superman hanno proiettato il personaggio nella dimensione più intimista e crepuscolare del nuovo millennio, preparandolo per la nuova incarnazione cinematografica voluta da Chris Nolan e Zack Snyder, evento dell’estate 2013. Per mettersi in pari con i fumetti, ci sono le edicole e le librerie specializzate: oltre al mensile omonimo, la RW-Lion Comics ha in catalogo le migliori avventure del nonnetto volante d’America. E visti i settantacinque anni di carriera, leggerle tutte è davvero un lavoro per Superman: auguri, dunque.