Roberto Fico, ex presidente della camera e militante del Movimento 5 Stelle dalle origini, leggendo il voto europeo parte dall’astensione. «È impossibile non notare che è andato a votare meno del 50% degli aventi diritto – afferma – È un problema che in una democrazia forte e sana deve interrogare tutti».

Giorgia Meloni si dice vincitrice. Ha ragione?
Non ne esce vincitrice fino in fondo, si registra un arretramento dei voti. E non possono dirsi vincitori sull’astensione che è un segnale anche al governo. Se non è riuscita a portare la gente al voto significa che non ha stimolato la partecipazione. Anche perché tanti settori della società sono sotto attacco. E c’è una parte del paese che è costantemente attaccata da questo governo: il sud. Basta guardare a Caivano, dove si sono spesi, hanno mandato i ministri ma il M5S, nonostante tutto, è il primo partito.

Cosa intende per attacco al sud?
Penso all’autonomia differenziata, alla cancellazione del reddito di cittadinanza, all’utilizzo strumentale dei Fondi di sviluppo e coesione, alla Zona economica speciale unica per il sud. Questo governo ha un problema molto serio con il Meridione. E noi ci dobbiamo preparare a una battaglia durissima, dobbiamo essere uniti per sconfiggere autonomia differenziata e premierato.

In tutto ciò, il M5S conosce una sconfitta.
È vero, non siamo andati bene. E se non abbiamo preso i voti che pensavamo ci prendiamo la nostra parte di responsabilità. Va detto però che per noi le elezioni europee sono sempre state difficili, siamo sempre rimasti al di sotto delle aspettative. È accaduto nel 2013 e anche nel 2019. Sapevamo della difficoltà di questo voto, sono elezioni che molti sentono lontane, c’è il voto di preferenza e pesa di meno il voto di opinione, che per noi è importante.

Pasquale Tridico è stato eletto proprio al sud con il record assoluto di preferenze per il M5S. Forse dovevate fare qualcosa di più per incontrare il consenso di chi ha perso il reddito di cittadinanza.
Su questi temi ci siamo esposti candidando Tridico, che da presidente dell’Inps è stato colui che ha messo in pratica il reddito. In posti come la provincia di Napoli abbiamo avuto un risultato importante, anche se mi aspettavo di più a livello nazionale. E, ripeto, non pensavo a questo calo dell’affluenza.

Di fronte a questa battuta d’arresto qualcuno parla di ritorno alle origini. Ma si dimentica che molti degli eletti protagonisti di quella stagione sono andati via alla fine della scorsa legislatura insieme a Luigi Di Maio.
Abbiamo subito una scissione molto pesante in un momento particolarmente complicato. A quel punto ci siamo rimboccati le maniche con Giuseppe Conte affinché si potesse andare avanti, continuando a rappresentare le istanze a tutela dei cittadini.

Adesso cosa farete?
Viviamo un momento difficile. Tuttavia, di momenti del genere in questi venti anni di storia, dai primi MeetUp del 2005 a oggi, ne abbiamo conosciuti diversi. Sempre dopo le elezioni europee: ricordiamo di quando Beppe Grillo, nel 2013, prese il Maalox con Renzi al 40%, o quando, nel 2019, ci fermammo al 17% e nei mesi successivi Di Maio si dimise. Ne abbiamo sempre approfittato per rilanciare. Ora lo facciamo con una riflessione profonda che è iniziata martedì nell’assemblea dei parlamentari e che continuerà giorno per giorno, come fanno tutte le forze politiche mature che vivono situazioni del genere.

Come funzionerà il processo di «autoriforma» di cui ha parlato Conte?
Ne stiamo discutendo. Penso sia importante tornare a parlare di futuro e di temi come la guerra, l’inflazione, la difesa dei salari a fronte di aziende che fanno profitti enormi. Ma anche la giustizia ambientale. Sono problemi di una società che non funziona, con una classe media sempre più povera. Si tratta di contraddizioni che vanno aggredite: l’Istat ci dice che più di 5 milioni di italiani si trovano sotto la soglia di povertà. E intanto Meloni ha accettato il patto di stabilità come se niente fosse: avranno un problema enorme già dalla prossima legge di bilancio.

Pensa che bisogna occuparsi di tutto ciò in coalizione con il centrosinistra?
In questo momento credo che debba essere il M5S a imbracciare questi argomenti. Il che non significa che non si debba lavorare nel contesto di un progressismo innovativo.

Vi occuperete del tetto dei due mandati?
Fin quando la regola dei mandati rimane in vigore, io la rispetto. A me interessa parlare di temi che riguardano i cittadini in difficoltà. Altrimenti subiremo gli eventi invece di gestirli. Come potrebbe accadere per l’intelligenza artificiale, che rischia di penalizzare soprattutto i lavoratori.