Visioni

È tutta «questione di resistenza», parola di Daniele Silvestri

È tutta «questione di resistenza», parola di Daniele SilvestriDaniele Silvestri

Note sparse Si intitola «La terra sotto i piedi» il nuovo disco del cantautore romano. «Vorrei essere più ordinato, ma poi le storie fluiscono e fanno scattare viaggi, voli»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 8 maggio 2019

Terreno, umano pieno di passione e di vita. Il ritorno di Daniele Silvestri – a tre anni dai «fili sospesi» di Acrobati – è tutto in La terra sotto i piedi (SonyMusic), un album bulimico (ma in senso buono) energico e fitto di idee che sono da sempre la peculiarità di scrittura del cantautore romano. Un disco nato in solitaria sull’isola di Favignana, denso di riflessioni. Quattordici tracce, un’anteprima sanremese con Argentovivo duettato insieme a Rancore e con un intervento di Manuel Agnelli. Un contenitore che si muove tra elettronica, rap e cantautorato: «Vorrei essere più ’ordinato’ quando preparo un disco. Mi dico ’questa volta ci sarà una modalità di stile’, ma poi non succede perché le storie cominciano a prendere corpo e attraverso le note fanno scattare viaggi, voli». Tanta musica – mai scontata – e ospiti: James Senese al sax, Niccolò Fabi alla chitarra in Rame e il violino di Rodrigo D’Erasmo. Nel racconto di Silvestri l’ironia sui social è affidata a Complimenti ignoranti: «A dire il vero sono fortunato rispetto ad altri colleghi, mi capita di rado di essere attaccato su web. Nel pezzo parlo di questo nuovo mondo che dovrebbe frenare gli istinti più belluini. E sottolineo che quando si insulta qualcuno in realtà non rispetti nemmeno te stesso». Argentovivo – il brano presentato al festival – parlava di conflitto generazionale: «Non solo, mi riferisco anche alla scuola, alle patologie dell’infanzia. Però sì, vivendo l’esperienza da genitore ho scritto di un sedicenne e della sua visione del mondo dura e con pochissime luci».

MA C’È ANCHE una digressione calcistica come metafora di vita in La vita splendida del Capitano, che ha precedenti illustri su tutti La leva calcistica del ’56 di De Gregori: «È evidente che nell’immaginario collettivo le figure sportive sono potenti. Ma in realtà l’idea di scriverla nasce dal fatto di vivere in maniera timida il mio tifo calcistico per la Roma. Il ritiro di Totti sotto i riflettori poteva essere la cosa più kitsch del mondo – e forse per certi versi lo è anche stata – ma a colpirmi è il fattore emotivo che ha varcato i confini del tifo. Anche chi di calcio non importa nulla ha percepito che quel momento rappresenta in realtà una storia universale. Quando ti rendi conto che nulla sarà più come prima, la tua vita è cambiata e devi solo prenderne atto o semplicemente devi cambiare binario».

IN UN DISCO che sembra – non a torto – una «dichiarazione di resistenza» – il tour nei palasport partirà il 25 e 26 ottobre da Roma – Silvestri trova spazio per alcune riflessioni sull’amore (Prima che, La cosa giusta) e per ricordare il senso dell’incontro che cinque anni fa l’ha visto in tour con Niccolò Fabi e Max Gazzè: «È stato importante perché capisci, nel confronto, di cosa sei realmente capace. Devi avere le persone giuste intorno, ma se davvero c’è condivisione tutto può funzionare alla perfezione».

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