«Il cioccolato deve essere buono per tutti. Consumi o scegli?». C’è un’alternativa alle filiere mainstream. Si fa strada da anni. È il commercio equo e solidale. Altromercato è la principale realtà del settore in Italia.

FONDATO NEL 1988 da tre giovani studenti, desiderosi di sostenere i contadini di caffè biologico messicani, oggi distribuisce prodotti realizzati da oltre 450 mila contadini, associati in organizzazioni o cooperative, provenienti da circa 40 paesi del mondo. Legalità, trasparenza, biodiversità, eco-sostenibilità sono alcuni dei valori che veicolano attraverso l’impresa sociale. Il cioccolato distribuito da Altromercato proviene dall’America Latina e dall’Africa. In particolar modo da Perù, Bolivia, Sierra Leone, Nicaragua, Repubblica Domenicana, Ecuador e Togo.

PER PRODURRE CACAO occorre andare nel tratto pluviale della fascia Equatoriale. Tra i prodotti distribuiti da Altromercato ci sono quelli della cooperativa agraria Norandino Ltda in Perù. Nata nel 2005 con l’obiettivo di fronteggiare l’espansione delle coltivazioni di foglie di coca attraverso il recupero delle colture tradizionali, tra cui quella del cacao e del caffè, è riuscita a dare un’alternativa sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico ai campesinos.

SONO CIRCA 7 MILA LE FAMIGLIE di piccoli agricoltori coinvolte nella produzione. Alla base ci sono alcune buone pratiche, come «la rotazione delle coltivazioni, il riciclo del materiale organico e la creazione di fertilizzanti naturali, il controllo delle malattie delle piante e l’esclusione di qualsiasi prodotto chimico». Il cacao prodotto qui è biologico. I frutti delle piante di cacao, chiamati cabosse, una volta selezionati vengono fermentati, essiccati e nuovamente selezionati in un centro di raccolta comunitario.

IL CIOCCOLATO PROVIENE da Piura, Tumbes, Amazonas e San Martín. Sono regioni collocate al nord del Paese. La qualità del loro cioccolato ha ricevuto svariati riconoscimenti internazionali, tra cui per ben tre volte il premio Cacao de Oro. In Bolivia altre 47 cooperative sono riunite nella federazione El Ceibo nata nel 1977. Sei anni dopo è stato inaugurato il primo impianto al mondo della trasformazione del cacao gestito direttamente dai produttori.

NELLA REGIONE DI ALTO BENI i contadini coltivano appezzamenti di 3-4 ettari, lasciando il resto della terra ad altre colture. Il cacao coltivato qui viene detto criollo. È aromatico e poco amaro. Per trasformarlo i contadini attraversano la cordigliera delle Ande fino alla fabbrica di El Alto. Ai figli dei soci El Ceibo offre borse di studio per acquisire tutte le competenze necessarie alla produzione eco-sostenibile. In Togo invece ci sono due cooperative che fanno capo all’organizzazione svizzera Gebana, fondata nel 2013.

NEGLI ANNI SONO STATE coinvolte molte più donne nella produzione e si è diffusa la pratica del dibi ma dibi, ovvero tu mangi, io mangio, che consiste nella cessione di un terzo del raccolto al proprietario in cambio dell’uso del terreno da parte dell’affittuario. Da settembre a febbraio è periodo di raccolta. La fermentazione delle fave di cacao dura 7 giorni e avviene all’interno di foglie di banano. Per garantire la tracciabilità, Gebana ha ideato un progetto satellitare di fattoria intelligente, Smartfarm, in via di sviluppo. Una volta realizzato si potrà monitorare la produzione via satellite collegandosi direttamente con i dati del contadino. Altromercato punta anche a contribuire direttamente alla riforestazione del Pianeta. Ha ideato una linea di uova di Pasqua chiamata Grow, con all’interno un QR code che, una volta inquadrato, permette di piantare un albero, il Theobroma cacao, nella comunità di San Martín in Perù.

NEL COMMERCIO EQUO e solidale nulla è lasciato al caso, neanche l’imballaggio. Infatti l’involucro delle uova è di carta seta, riciclabile e realizzato dalle artigiane di Prokritee in Bangladesh. «Al consumatore è data la possibilità di scegliere ogni volta che si fa un acquisto – spiega Altromercato – può scegliere di favorire il mercato equo solidale che propone un modello senza marginalizzazione né sfruttamento, in cui la terra è rispettata e protetta. Gli esempi e le storie de nostri produttori sono davvero tante. Sono storie di riscatto e diritti per la costruzione di una vita migliore».