E ora lo spezzatino di Alenia
Finmeccanica Dopo la cessione di Ansaldo, tocca agli aerei. Con in mezzo il patto del Nazareno: l'importante stabilimento di Capodichino finirebbe in una newco con l’Atitech di Lettieri, amico di Gianni Letta, Verdini e Cosentino. Preoccupazione per i posti di lavoro in Campania: nell'indotto sono già partiti i licenziamenti
Finmeccanica Dopo la cessione di Ansaldo, tocca agli aerei. Con in mezzo il patto del Nazareno: l'importante stabilimento di Capodichino finirebbe in una newco con l’Atitech di Lettieri, amico di Gianni Letta, Verdini e Cosentino. Preoccupazione per i posti di lavoro in Campania: nell'indotto sono già partiti i licenziamenti
Lo chiamano polo internazionale per la manutenzione degli aerei, in realtà è una nuova puntata della fuga di Finmeccanica dalla Campania. Dopo la vendita di Ansaldo Breda e Sts ai giapponesi dell’Hitachi, nel mirino dell’ad Mauro Moretti è finita Alenia Aermacchi.
L’idea sarebbe cedere lo stabilimento napoletano di Capodichino all’Atitech di Gianni Lettieri: secondo i vertici del colosso pubblico già ai primi di marzo sarebbe dovuta partire la newco formata da Alenia e Atitech. In una seconda fase potrebbe essere ceduto anche l’impianto veneziano di Tessera (170 addetti) e alcuni hangar di Alitalia a Fiumicino. «Governance e management rimangono ad Atitech – ha spiegato Lettieri – Noi avremo la maggioranza. Alenia ci porta le strutture di Capodichino, forse quella di Tessera dove si fa la manutenzione degli Awacs, gli aerei-radar, e poi soprattutto il lavoro sugli Atr». I primi segnali sono arrivati a novembre, quando il premier Matteo Renzi atterrò con l’elicottero nell’azienda partenopea che si occupa di manutenzione velivoli per distribuire sorrisi e complimenti all’ex presidente dell’Unione Industriali di Napoli.
Lettieri è entrato nel settore grazie al governo Berlusconi, che gli “regalò” l’azienda nel 2009 alla cifra simbolica di 10 euro, nell’ambito dell’operazione che portò alla svendita di Alitalia. Il capitano coraggioso della manutenzione vantava amici importanti: Gianni Letta, Denis Verdini e Nicola Cosentino, una cordata a cui chiese la candidatura per il centrodestra a sindaco di Napoli nel 2011, portando a casa l’imprimatur. La società veniva dipinta come decotta e senza valore, però nel 2010 chiuse i bilanci con un attivo di 36 milioni di euro anche perché lo Stato ha finanziò la cassa integrazione fino al 2014 e i 642 dipendenti firmarono un nuovo contratto con un taglio del 10% dello stipendio, niente pausa pranzo e turni su sei giorni anziché cinque. Oggi i dipendenti sono 550 e per circa 200 di loro si prevede nuova cig in deroga per i prossimi 5 mesi. Si vede però che i vecchi amici di una volta, sempre in auge grazie al patto del Nazareno, non si sono scordati di Lettieri, così anche Renzi si appresta a portargli in dote un pezzo della produzione pubblica.
Questo venerdì a Roma ci sarà un coordinamento nazionale della Fiom Alenia Aermacchi: «Il piano Finmeccanica è fatto di tagli, cessioni e nessun investimento così tutti i siti (11 mila dipendenti) sono in sofferenza», spiega il delegato Fiom Dario Castaldi. All’Alenia di Capodichino non ci stanno a essere scaricati. A lavorare in sede sono in 200, ulteriori 250 girano negli altri siti del gruppo, si occupano di due progetti: assemblaggio fusoliere del C27J, un aereo da trasporto militare adatto ad atterrare su terreni difficili; le versioni speciali degli Atr. «Le commesse in più della newco sono quelle che porteremo noi – prosegue – Ci limiteremo, cioè, a fare quello che facciamo già ma con un’altra casacca e la paura di perdere il posto tra tre anni. Il C27J è un progetto Alenia, verrà spostato a Torino Caselle, a loro dicono che sarà una grande opportunità. E perché è un’opportunità per loro e non per noi?».
Neppure a Caselle sono felici: nella struttura ci sono 2.800 dipendenti e il velivolo tattico non assicura lavoro per tutti. «A Torino – conclude – aspettano progetti importanti come l’Eurofighter Typhoon, invece stanno spostando lì il nostro lavoro». Potrebbe arrivare a Torino anche un altro pezzo di produzione campana. In regione Alenia ha un altro stabilimento a Nola (dove mille operai realizzano parti per programmi civili e militari) e uno Pomigliano, dove in 2.600 sono impegnati sull’Atr, un progetto maturo che avrebbe dovuto essere sostituito dal “turboprop” da 90 posti (su cui si sarebbe impegnato anche Nola) ma, avendo perso la linea di collaudo finale di Capodichino, potrebbe finire in Piemonte. Il solo annuncio della fuga del progetto verso il nord sta provocando un’emorragia nell’indotto campano: alla Dema Spa sono già stati licenziati in 80.
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