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E nello smaltimento il 40% delle lavatrici si perde per strada

Dove finisce la lavatrice dopo averla portata all’isola ecologica? È quello che ha scoperto l’indagine condotta da Altroconsumo ed Ecodom su oltre 200 rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) dotati di […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 7 novembre 2019

Dove finisce la lavatrice dopo averla portata all’isola ecologica? È quello che ha scoperto l’indagine condotta da Altroconsumo ed Ecodom su oltre 200 rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) dotati di gps. Il 39% dei RAEE monitorati ha seguito una filiera informale.

L’indagine ha utilizzato il sistema satellitare per monitorare il viaggio degli elettrodomestici dalla casa del consumatore al centro di trattamento autorizzato che li ha smontati e messi in sicurezza. Dei 174 RAEE considerati validi per l’indagine, per alcuni il segnale ha smesso di funzionare immediatamente e altri sono ancora in viaggio, sono 107 quelli arrivati a fine vita in modo corretto.

Frigoriferi, congelatori, lavatrici,lavastoviglie e asciugatrici: sono questi gli elettrodomestici che volontari in tutta Italia hanno messo in circolo per la ricerca. La regione più rappresentata è stata la Lombardia, quella meno: il Molise.

Altroconsumo ed Ecodom stimano che almeno 44 mila tonnellate di RAEE si disperdano ogni anno lungo la filiera, contribuendo ad allontanare l’Italia dagli standard richiesti dall’Unione europea. L’obiettivo per il 2019 è un tasso di raccolta pari al 65%. Il nostro Paese arriva quasi al 43%.
Grazie ai gps l’indagine ha potuto monitorare i flussi che non arrivano agli impianti di trattamento, pur conferiti correttamente. I cittadini possono consegnare l’elettrodomestico ad una municipalizzata, all’isola ecologica o presso i negozi, in cambio di un nuovo acquisto. Tutte e tre le strade dovrebbero portare all’impianto di trattamento. L’analisi ha permesso di individuare alcuni casi critici.

La via corretta prevede l’arrivo ai centri di trattamento che mettono in sicurezza le componenti pericolose per l’ambiente. Solo in un secondo momento possono entrare nella filiera i rottamai, che recuperano i metalli. Eppure nell’indagine emerge un flusso di RAEE dagli impianti di trattamento ai rottamai, senza lavorazione intermedia. Fabrizio Longoni, direttore del Centro di Coordinamento RAEE (CdC) sottolinea come la ricerca abbia evidenziato il comportamento non corretto. «Questo è potuto succedere da un lato per una motivazione economica e dall’altro per la mancanza di controlli specifici», spiega il direttore dell’organismo che si occupa di ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione dei RAEE.

La ricerca ha individuato anche un possibile comportamento illecito nel passaggio di elettrodomestici da un’isola ecologica a un’altra, attraverso un impianto di trattamento, senza alcuna lavorazione. Secondo Altroconsumo ed Ecodom potrebbe nascondere la volontà di aumentare in modo fraudolento la quantità di RAEE raccolti. Secondo il Cdc RAEE, invece, la chiave di lettura è un’altra: «In alcune regioni virtuose la raccolta è così capillare sul territorio che è previsto il trasferimento dalle aree decentrate a quelle più centrali». È ciò che avviene in Valle d’Aosta, spiega Fabrizio Longoni. I rifiuti raccolti nelle valli più interne arrivano ad Aosta, per ottimizzare le successive attività di trattamento.

L’ultimo caso monitorato è quello dei RAEE reintrodotti sul mercato senza autorizzazione. Finiti in mercatini dell’usato o in case private. «Non è escluso che, nella gestione di un impianto di trattamento, vengano riconosciuti prodotti ancora validi e idonei al riutilizzo, ma deve esserci una corretta gestione per trasformarli da rifiuti a nuovi beni», sottolinea il direttore del centro di coordinamento.

«Il problema che non emerge dalla ricerca è cosa succede a tutti gli elettrodomestici che non vengono presi in carico né dai distributori né dai centri di raccolta», sottolinea Fabrizio Longoni. I soggetti potenzialmente interessati alla vendita delle componenti più remunerative vanno dagli svuota cantine ai rivenditori di ferro.

Secondo Altroconsumo ed Ecodom, per evitare i flussi illeciti sin dal primo passaggio è necessaria una maggiore offerta di servizi per la dismissione dei RAEE. Oltre alla necessità di controlli lungo la filiera, è opportuno, secondo gli autori dell’indagine, un decreto sulla qualità del trattamento, con standard obbligatori per legge.

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