È iniziata la discesa. Ma per la «fase due» mancano le basi
Il punto sull'epidemia Sceso a 3039 il numero dei nuovi casi, 604 morti nelle ultime 24 ore. L’incremento dei contagiati è il più basso dal 14 marzo. I ricoverati : -106 quelli gravi, -258 gli altri. Le dimensioni reali del contagio però potrebbero essere maggiori. Senza diagnosi tempestive e dispositivi di protezione, l’Italia non può ripartire.
Il punto sull'epidemia Sceso a 3039 il numero dei nuovi casi, 604 morti nelle ultime 24 ore. L’incremento dei contagiati è il più basso dal 14 marzo. I ricoverati : -106 quelli gravi, -258 gli altri. Le dimensioni reali del contagio però potrebbero essere maggiori. Senza diagnosi tempestive e dispositivi di protezione, l’Italia non può ripartire.
Secondo gli esperti è iniziata la discesa dei contagi. Ma per la «fase due» mancano gli ingredienti principali: diagnosi tempestive e dispositivi di protezione.
Si sono registrate 604 vittime di Covid-19 nelle ultime 24 ore, per un totale a 17127 vittime. In netto calo anche il numero di nuovi casi di positività, sceso a 3039. Dall’inizio dell’epidemia si sono contagiate 136 mila persone. È ormai noto che i dati comunicati dal capo del dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli – ieri accompagnato dall’epidemiologo Giovanni Rezza – non danno stime accurate sulle dimensioni del contagio. Lo ha ammesso lo stesso Rezza, uno dei pesi massimi del Comitato Tecnico Scientifico che accompagna il governo: «Per ogni caso che viene riportato dal sistema di sorveglianza ci sono magari 10 persone infette».
LA ZONA IN CUI i dati ufficiali si discostano maggiormente dalla realtà è quella di Bergamo. Se n’è avuta l’ennesima conferma grazie ai dati pubblicati dall’Ordine dei medici della provincia riferiti a 65 medici, per un totale di 96 mila assistiti. Proiettando il campione su tutta la provincia, lo studio calcola che le persone infette nella provincia sono circa 64 mila, circa otto volte più dei dati ufficiali. La stima sulla mortalità porta a circa 3000 vittime. Meno delle 4500 recentemente calcolate dall’Eco di Bergamo (dal campione mancava la Val Seriana, la più colpita) ma comunque più delle 2000 ufficiali.
I NUMERI SERVONO però per rilevare le tendenze. Il segnale di ieri è che forse ci siamo: il “plateau” è finito ed è iniziata davvero la discesa. L’incremento dei contagiati di ieri, per quanto rilevante, è il più basso dal 14 marzo. I ricoverati diminuiscono: -106 quelli gravi, -258 gli altri. Le cifre che fanno pensare a una prossima “fase due”, cioè alla riapertura almeno parziale delle attività. Rezza fa capire che è presto anche per per i territori risparmiati dal virus. «Non è detto che sia più facile riaprire un’area dove l’incidenza è bassa», spiega.
Potrebbe essere vero il contrario: si potrebbe pensare di far ripartire prima le zone più colpite, dove l’immunità al virus è più alta. «Anche se vediamo un calo dei casi – ha ribadito – dobbiamo sempre essere cauti. Una cosa a cui teniamo è riuscire a essere tempestivi nella diagnosi e nel contact tracing laddove ci sia un focolaio nascente, che sono le misure migliori per il contenimento: occorre rinforzare la medicina dei dipartimenti di Prevenzione».
PURTROPPO, tempestività nella diagnosi e prevenzione sono stati i punti deboli del “modello Italia”. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, il tempo trascorso in media tra l’insorgenza dei sintomi e il tampone (quando si fa) continua ad aumentare. Adesso ci vogliono 6 giorni, il doppio rispetto all’inizio dell’epidemia. Una cifra che da sola sconfessa tutti gli impegni presi dalle Regioni ad aumentare la capacità diagnostica. Anche la promessa di maggiori tutele per i medici non è stata mantenuta. Anche nei primi giorni di aprile, la percentuale di sanitari sul totale dei contagiati è stata stabile al 15% (dati Iss). I sanitari contagiati al 3 aprile erano circa 13 mila. Circa la metà sono infermieri, 26 dei quali hanno perso la vita. La lista dei medici morti è arrivata a 94 vittime. Come hanno segnalato i medici lombardi nella dura lettera all’assessore al welfare Giulio Gallera, gran parte di questa strage si spiega con la mancanza di mascherine , causa di una «probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia».
SECONDO IL COMMISSARIO della Protezione Civile Domenico Arcuri, responsabile di queste forniture, ne sono state fornite 20 milioni nell’ultima settimana. In molti casi sono le “monovelo” usate dai dentisti, del tutto inutili. Quelle “vere” sono 15 milioni circa. Per le prossime settimane Arcuri promette 650 milioni di mascherine. Com’è evidente arriveranno tardi, se arriveranno. Qualche dubbio è lecito, se in due mesi ne sono arrivate dieci volte meno. Nell’attesa, meglio affidarsi alla beneficenza della comunità cinese di Milano, che ieri ha regalato pacchi da 10 mascherine ai milanesi di via Paolo Sarpi.
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