Politica

E il Ricordo diventa la solita adunata fascista

Alla foiba di Basovizza Anche quest’anno cerimonia “al chiuso” alla foiba di Basovizza. Niente pubblico causa covid ma solo i labari delle associazioni d’arma a far da corona al presidente della Regione Fedriga e […]

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 11 febbraio 2022

Anche quest’anno cerimonia “al chiuso” alla foiba di Basovizza. Niente pubblico causa covid ma solo i labari delle associazioni d’arma a far da corona al presidente della Regione Fedriga e al sindaco di Trieste Dipiazza che, per l’occasione, si sono fatti accompagnare nel depositare una corona di alloro dal presidente della Lega Nazionale di Trieste, quell’associazione non proprio scevra da parole d’ordine nazionaliste e pesantemente antislave che dalla fine del 1800 è stata in prima linea nel nome dell’italianità di queste terre.

La violenza non è solo fisica, ci sono immagini e parole che la rievocano e la scagliano con forza anche maggiore. Anche quest’anno lo si è potuto constatare in occasione del Giorno del Ricordo che, a parole, tutti vorrebbero occasione di riappacificazione ma, nei fatti, vedono schierarsi intorno al monumento anche insegne nostalgiche che non rievocano certo intenzioni pacifiche: insegne della RSI, il labaro con i teschio della X Mas, quello nero degli Arditi d’Italia. Tanti i vessilli delle associazioni nazionali dei profughi che, al sacrosanto compito di sostenere le persone e i ricordi di un’esperienza tragica, troppo spesso dimenticano «le complesse vicende del confine orientale» e solleticano un vittimismo rabbioso che facilmente rischia di sfociare nel revanscismo.

Niente folla, pochi inviti a giornalisti accreditati, consiglieri regionali e comunali di queste amministrazioni di destra che accolgono Casa Pound e sbeffeggiano l’Anpi, la deputata del Pd Deborah Serracchiani vicino a Sandra Savino (Fi) e Luca Ciriani (FdI).

E le parole come sassi. Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza parla di «eccidio di massa compiuto dalle bestie di Tito» e poi rincara: «Tutti questi nostri connazionali sono stati vittime dei carnefici partigiani comunisti di Tito che a guerra finita hanno perpetrato violenze, torture, morte, gettando connazionali della Venezia Giulia e della Dalmazia in queste voragini per avere la sola colpa di essere italiani. In quegli anni, stati, governi, politici comunisti con la loro inerzia sono stati complici dei carnefici e la redistribuzione dei confini è stata la causa principale dell’esodo di oltre 350 mila italiani» per poi concludere: «Grazie a questa nostra tenace, costante volontà di far conoscere al mondo la verità, si stanno sempre più soffocando quei meschini e vigliacchi rigurgiti negazionisti, figli di una politica che nel cercare di rimuovere il ricordo di un crimine lo commette nuovamente». A Basovizza, purtroppo, la cerimonia si ripete anno dopo anno sempre uguale, intrisa di rancore piuttosto che di umana pietà.

Un po’ di gente per ribadire il loro concetto di Ricordo ci sarà sabato, forse, alla manifestazione indetta da tutta la galassia nera di Trieste e dintorni: è stata convocata, guarda caso, in quella Piazza Libertà che da anni è la Piazza del Mondo, dove associazioni di volontari accolgono i migranti e, assieme a loro, testimoniano con i fatti la possibilità di un mondo dove i pensieri d’odio si trasformino in solidarietà.

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