E i braccianti del foggiano occupano la Basilica di Bari
Una forma di protesta simbolica per rivendicare diritti e incontrare Mons. Cacucci
Una forma di protesta simbolica per rivendicare diritti e incontrare Mons. Cacucci
Nella mattinata di ieri una nutrita delegazione di braccianti della provincia di Foggia, provenienti da Borgo Mezzanone dove proseguono da mesi gli sgomberi del ghetto, ha occupato simbolicamente la Basilica di Bari. Il gruppo di lavoratori, una sessantina, era guidato da Aboubakar Soumahoro, il 39enne italo-ivoriano da tempo dirigente dell’Usb.
La protesta di ieri, avvenuta tra la curiosità e lo stupore dei turisti, è l’ennesima iniziativa di un percorso di lotta da tempo intrapreso dai braccianti che vivono nei ghetti del foggiano.
Hanno occupato simbolicamente le panche della Basilica, con le loro bandiere e i loro striscioni, tra cui il più simbolico riportava una domanda tutt’altro che scontata: «In Italia ci sono ancora le leggi sul lavoro?». Chiaro riferimento alla legge 199/2016, nata per contrastare il fenomeno del caporalato da diverse angolazioni. Come quella relativa al problema di una decorosa sistemazione abitativa, alla sicurezza dei mezzi di trasporto che portano i lavoratori nei campi, alla regolarizzazione della loro posizione di cittadinanza e da parte dei datori di lavoro, la tutela della salute, per rompere il sistema del caporalato di cui si servono centinaia di aziende agricole pugliesi che servono la grande distribuzione.
L’occupazione aveva anche un altro obiettivo, raggiunto nel primo pomeriggio: incontrare l’arcivescovo, monsignor Cacucci, per chiedere alla chiesa di fare da tramite con le istituzioni, affinché la questione dei braccianti che lavorano nelle campagne pugliesi sotto i caporali, sia affrontata più incisivamente. Alcuni brevi momenti di tensione si sono vissuti solo quando nella Basilica è giunta la Polizia Locale, che ha chiesto ai manifestanti di chiudere le bandiere e abbassare i cartelloni. Anche grazie all’intervento di Sabino De Razza, esponente dell’Usb presente alla protesta, dopo qualche minuto è tornata la calma e le bandiere arrotolate.
L’arcivescovo, arrivato poco dopo, si è intrattenuto con i braccianti e Aboubakar Soumahoro per conoscere la loro situazione. «Chiamerò il presidente della Regione Emiliano – ha assicurato – e coinvolgerò gli altri vescovi pugliesi e poi sentirò Papa Francesco». «Mi farò interprete di questi che sono l’espressione del riconoscimento dei diritti della dignità umana: da parte nostra c’è un atteggiamento di difesa senza se e senza ma della dignità umana. Quello che non riusciamo ancora a realizzare in Italia è la seconda accoglienza: bisogna insistere su questo».
Il problema è infatti atavico, non certo di qualche giorno o di qualche mese. «Da anni questi lavoratori reclamano soluzioni concrete alla situazione di illegalità diffusa in cui sono costretti a lavorare ed a sopravvivere, una richiesta di rispetto dei diritti per il riconoscimento della loro dignità», si legge nella nota rivendicativa dell’Usb.
Una lotta che per l’Usb si scontra soprattutto con «l’indifferenza della Regione e del Governo che cerca di trasformare una questione sociale in una questione di pubblica sicurezza. Nelle campagne del foggiano si continua con l’attacco alle “baracche”, per radere al suolo i campi dei Braccianti senza una soluzione alternativa».
Da tempo i braccianti attendono risposte e l’avvio di un tavolo regionale su agricoltura e bracciantato, chiedono incontri alle istituzioni regionali, ma finora troppo poco si è concretizzato. «Siamo, quindi, costretti a compiere azioni altamente simboliche con l’auspicio di incontrare le autorità ecclesiastiche della città capoluogo», ha detto Soumahoro alla fine della giornata, mentre lasciava la Basilica con i suoi compagni.
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