Rieccolo. Dopo aver incontrato Giuseppe Conte per discutere della scoppola elettorale patita dal M5s alle europee. E dopo aver pubblicamente maltrattato l’ex premier durante uno dei suoi ultimi spettacoli teatrali, Beppe Grillo torna a parlare. Lo ha fatto attraverso un’intervista a se stesso pubblicata sul suo blog. Il metodo è un grande classico: un po’ di bastone e un po’ di carota. Quindi, alla domanda su come vadano i rapporti con Conte, il comico genovese risponde «ottimamente grazie». Ma poi aggiunge: «Come si fa ad avere un cattivo rapporto? Ci ho provato ma non ci sono riuscito: non si scompone mai, ogni parola si scioglie… Siamo d’accordo, però, che non vogliamo scioglierci anche noi». E poi, ancora, più politicista: «Sono d’accordo con tutte le cose che dice. Che poi sono tre. D’altra parte come si fa a non essere d’accordo sul fatto che la guerra, la povertà e le malattie siano cose brutte? Semmai vorrei aggiungerci qualche cosa bella, come il voto dei cittadini europei alle elezioni politiche nei Paesi di residenza e non di cittadinanza, prodotti il cui prezzo incorpori costo sociale di produzione e trasporto, piattaforme di democrazia diretta e di cittadinanza attiva. Tutte cose di cui parlavamo regolarmente con Casaleggio e altri».

ECCO, GLI INCONTRI. «Mi piacerebbe riprendere a fare gli stessi incontri che facevamo con Casaleggio – spiega Grillo -. Quindi non solo con Conte, ma anche chi vuole darci una mano a tracciare la rotta dei prossimi anni. Sono proprio questi incontri che ci hanno portato a diventare la prima forza politica del Paese».

BARRA DRITTISSIMA, poi, sulla questione dei due mandati. Qualcuno, all’interno del M5s, vorrebbe abolire il divieto di entrare in carica per la terza volta, ma il comico genovese sul punto è inflessibile. «Il limite alla durata dei mandati è non solo un principio fondativo del movimento, ma è anche un presidio di democrazia fin dai tempi dell’antica Atene – dice -. Come ho detto più volte, dovrebbe diventare una legge costituzionale, quantomeno per le cariche più importanti, come peraltro fece il congresso degli Stati Uniti dopo la morte di Roosevelt, che fu l’unico presidente americano ad aver fatto più di due mandati».

MA NON C’È il rischio che così si disperdano competenze acquisite nel corso degli anni? «Infatti avevo proposto un’idea di staffetta in cui gli uscenti avrebbero percepito un compenso finanziato dagli ‘entranti’ per assicurare il passaggio di consegne e trasferire loro le competenze acquisite. Il lavoro di un parlamentare dovrebbe essere un altro, vale a dire captare e comprendere le esigenze dei cittadini per tradurle in indirizzo politico, che a sua volta dovrebbe essere tradotto in legge da uffici legislativi capaci e competenti».

SPAZIO infine a un autocritica sul superbonus, la misura simbolo del secondo governo Conte. «È stato voluto da tutti e non solo da noi. Come per ogni cosa il problema stava nel metterlo a punto, non nel sostenerlo prima e demonizzarlo poi, scatenando una caccia alle streghe, che tutt’al più sono befane», sostiene Grillo. Che poi aggiunge: «Non dimentichiamoci che quando fu approvato c’era bisogno di un forte stimolo alla ripresa, che ha funzionato: un tempo si diceva che bastasse perfino scavare buche e poi riempirle. Poi, ovviamente, si sarebbe dovuto correggere il tiro, e non chiudere i rubinetti di colpo. Comunque è presto per vederne gli effetti di lungo termine, mentre è certo che i quasi 3.000 miliardi del nostro debito pubblico, voluto in gran parte dalle forze politiche che oggi criticano il Superbonus, hanno gonfiato una spesa pubblica ipertrofica che è la vera zavorra del nostro paese».