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E adesso Trump chiede di «convivere» con il virus

E adesso Trump chiede di «convivere» con il virus

Stati uniti, il presidente ha capito che l'epidemia non passerà tanto presto

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 5 luglio 2020

Dopo mesi di messaggi contrastanti riguardo la pandemia di coronavirus, la Casa Bianca si sta avviando verso uno slogan nuovo: imparare a conviverci. Mentre i nuovi casi giornalieri hanno superato i 55.000, l’amministrazione Trump sta pianificando quello che spera essere un messaggio meno conflittuale il cui punto cruciale è il riconoscimento da parte della Casa Bianca che il virus non sparirà presto, e il Paese deve andare avanti nonostante ciò.

Questo cambio di messaggio coincide con il ripristino di un ufficio per le pandemie, ufficio creato da Obama, smantellato da Trump nel 2018 e che ora verrà ricostruito per affiancare la task force. In questa nuova fase i farmaci terapeutici saranno mostrati come una componente chiave e la Casa Bianca enfatizzerà il rischio relativamente basso che molti americani hanno di morire per il virus. Su questo cambio di rotta comunicativa, come spesso accade con i piani elaborati per Trump dai suoi aiutanti, la domanda che incombe è se il presidente si atterrà alla sceneggiatura.

Proprio pochi giorni fa Trump ha dichiarato di essere a favore dell’uso delle mascherine, dopo mesi in cui aveva affermato il contrario. Durante la stessa intervista, però, il tycoon ha anche detto che il virus «sparirà, spero», da solo. Per quasi sei mesi l’amministrazione ha offerto una serie di previsioni che non si sono mai realizzate. Inizialmente Trump aveva detto che non si trattava d’altro che di una banale influenza, e che era tutta una «bufala montata dai democratici e i media corrotti. È una sola persona proveniente dalla Cina, e l’abbiamo sotto controllo».

Il messaggio si è poi trasformato nell’idea che il virus sarebbe stato rapidamente schiacciato da una solida risposta federale. «Vinciamo questa guerra», aveva twittato in maiuscolo Trump, a marzo. Poco dopo aveva chiesto ai governatori di riaprire gli Stati affermando di avere l’autorità per costringerli a farlo, scrivendo, sempre in maiuscolo, su Twitter degli incitamenti mirati: «Liberate il Michigan!», «Liberate il Minnesota!», «Liberate la Virginia!».

Dopo pochi giorni ci ha ripensato ed ha deciso di spostare la responsabilità della pandemia sui governatori, dicendo che «il governo federale li osserverà da vicino e sarà lì per aiutare in molti modi diversi».
Nelle ultime settimane il messaggio, nonostante il numero di casi di coronavirus continui ad aumentare, è che il Paese è tornato in sella, le mascherine e il distanziamento sociale sono facoltativi. Anche sulle tempistiche di sparizione del virus Trump e i suoi si sono lanciati in affermazioni spregiudicate.

A marzo Trump aveva promesso che il problema sarebbe scomparso “in aprile” e si sarebbero viste chiese piene per Pasqua: in seguito il vicepresidente Mike Pence si è detto convinto che «entro il weekend del Memorial Day avremo questa epidemia alle spalle», ed infine il genero di Trump, Jared Kushner ha dichiarato che entro luglio gli americani sarebbero stati «dall’altra parte dell’aspetto medico di questa emergenza».

Fino ad ora il numero dei decessi da coronavirus accertati in Usa è di oltre 132.000, ma uno studio pubblicato da Jana network mostra che questo numero potrebbe essere inferiore a quello reale. Le stime suggeriscono che il numero dei decessi di Covid-19 nelle prime settimane della pandemia, in realtà riguardi solo i due terzi dei morti, e fra le cause di questo errore di calcolo si includono la segnalazione ritardata dei decessi e gli errori di assegnazione ai casi di Covid-19 attribuiti ad altre malattie respiratorie come la polmonite, o a cause non respiratorie ma che riflettono complicanze dovute al coronavirus.

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