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Due repliche «Black Out», è polemica a Londra

Due repliche «Black Out», è polemica a LondraL’allestimento di «Slave Play» a Broadway

Teatro Al Noël Coward due serate solo "per un pubblico che si identifica in quanto nero". La replica di Downing Street

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 2 marzo 2024

Separatismo o operazione di marketing? La domanda riguarda la proposta di un teatro londinese che sta facendo discutere. Motivo della controversia è la scelta della sala Noël Coward di programmare due serate Black Out – ovvero riservate ad una «all-black-identifying audience», un pubblico che si identifica in quanto nero – dello spettacolo Slave Play, una produzione di Broadway che affronta i temi della schiavitù, della razza e della sessualità (con protagonista Kit Harington de Il trono di spade). Nonostante le repliche ad «accesso limitato» siano solamente due su quasi tre mesi in cui lo spettacolo andrà in scena – dal 29 giugno al 21 settembre – è arrivata la presa di posizione di Downing Street. «Il Primo ministro è un grande sostenitore delle arti e crede che dovrebbero essere inclusive e aperte a tutti, in particolare laddove tali luoghi artistici ricevono finanziamenti pubblici. Queste notizie sono preoccupanti e si stanno cercando ulteriori informazioni. Ma chiaramente, limitare il pubblico sulla base della razza sarebbe sbagliato e creerebbe divisioni» ha dichiarato un portavoce di Rishi Sunak.

Come riportato dal «Guardian», non è la prima volta che in Inghilterra vengono proposte serate Black Out. Era già accaduto per lo spettacolo Daddy, di Jeremy O’Harris (lo stesso autore di Slave Play) e Tambo & Bones, del drammaturgo americano Dave Harris. In quest’ultima occasione il teatro che lo aveva proposto, il Theatre Royal Stratford East, descriveva le notti Black Out come «la creazione mirata di un ambiente in cui un pubblico che si identifica come nero può sperimentare e discutere un evento artistico libero dallo sguardo bianco».
In attesa di maggiori dettagli, la produzione di Slave Play ha sottolineato come «a nessuno sarà impedito o precluso di assistere a qualsiasi rappresentazione». Si tratterebbe dunque più di un «incoraggiamento» che di una vera e propria prescrizione.

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