Dopo un pressing di giorni, ieri i leader di Verdi e Sinistra italiana hanno finalmente parlato faccia a faccia con Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei braccianti e neodeputato al centro della bufera per le cooperative di assistenza ai migranti gestite dalla moglie e dalla suocera. Bonelli e Fratoianni hanno sempre precisato che non c’è una questione giudiziaria a carico di Soumahoro, ma pretendono una spiegazione politica da chi era stato scelto da loro come rappresentante del lavoro più sfruttato. Sapeva delle condizioni di lavoro dei migranti nelle società delle due congiunte? E se non sapeva cosa accadeva in casa, come può ancora essere il simbolo di una battaglia contro lo sfruttamento? Con quale credibilità?

L’incontro si è svolto ieri sera a Montecitorio, nelle stanze del capogruppo rossoverde. É durato oltre due ore, ma è stato interrotto alle 21 per proseguire oggi. Bocche cucite all’uscita. Ma il rinvio fa capire che, nonostante il clima che viene definito tranquillo, non tutti i nodi sono stati sciolti. E che in oltre due ore le spiegazioni del parlamentare non sono bastate ai due leader. Tantissimi i temi sul tavolo: a partire dall’iscrizione della suocera nel registro degli indagati della procura di Latina.

Ma anche le attività economiche del cognato Richard (anche lui dipendente delle coop) in Ruanda, fino ad alcuni fatti come la coincidenza, dentro il centro commerciale Latina Fiori, tra la sede dei consorzi Aid e Karibu di moglie e suocera e quella della Lega dei braccianti che fa capo a Soumahoro. Di più: a Striscia la Notizia ha parlato un ex socio, Soumaila Sambare. «Durante la pandemia con la Lega Braccianti abbiamo raccolto circa 250mila euro di fondi per procurare cibo a chi ne aveva bisogno nei ghetti. Circa 60-70mila sono stati effettivamente spesi, ma quando abbiamo chiesto ad Aboubakar i resoconti delle rimanenze siamo stati fatti fuori».

Una accusa pesante, che non ha per ora riscontri. Più circostanziato il racconto che arriva da un “ghetto” pugliese, dove lo scorso dicembre Soumahoro si era presentato vestito da Babbo Natale per portare doni ai bambini, acquistati grazie a una raccolta fondi da 16mila euro. Su Repubblica don Andrea Pupilla, direttore della Caritas di San Severo, accusa: «Nel ghetto di Torretta non ci sono bambini, mentre a Borgo Mezzanone, l’insediamento oggetto del video, sono molto pochi. C’erano dunque ben pochi giocattoli da distribuire, non essendoci bambini».

Secondo il sacerdote «ci sono sempre personaggi che vengono da fuori a fomentare gli animi. Davanti a fenomeni complessi non serve un sindacalista che viene da fuori, urla, fa i selfie e magari costruisce una carriera politica. Non puoi dire a tutti che il business della solidarietà non va bene e poi ce l’hai a casa tua». Oggi dunque il secondo round. Bonelli nega di essersi pentito della candidatura, e allontana l’ipotesi di espulsioni dal gruppo in nome del garantismo. Ma è possibile che sia lo stesso Soumahoro a decidere di accasarsi nel gruppo misto. In ogni caso, staserà il parlamentare sarà in diretta su La7 a Piazzapulita.