Cultura

Due immaginari a confronto nella ricerca perduta dell’amore

Due immaginari a confronto nella ricerca perduta dell’amore

NARRATIVA «Fadia», un romanzo di Santo Gioffrè per Castelvecchi

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 30 agosto 2022

È la versatilità il segno particolare di Santo Gioffrè. Medico e grande inquisitore della «sanitopoli» di Calabria. Ma sopratutto scrittore. Dopo il recente cimento nel memoir d’inchiesta (Io ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese. (Castelvecchi, 2021) il ginecologo reggino torna alla sua vecchia passione, la narrativa. Fadia (Castelvecchi, pp. 140, euro 16,50) è un romanzo di rara bellezza.

GIÀ DAL PRIMO CAPITOLO, tratto da un racconto con cui l’autore aveva già vinto il prestigioso Premio Cronin, il libro affascina e prende l’anima. Racconta il viaggio verso la morte di Andrea Bisi che giace esanime sul lettino di emodinamica della clinica presso cui lavora. Ma prima di spegnersi, la sua mente ha un sussulto. Inizia a vagare in un mondo tragico e immaginifico, tra antichi cavalieri, guardiani armati, imponenti casermoni e una bella donna senza nome che, avvinghiata al suo corpo, rievoca in lui la memoria di Fadia, la bellissima monaca siriana che nel tempo gioioso della sua vita gli aveva incendiato il cuore di passione e di amore. Poi d’un tratto, sotto le scosse del defibrillatore, Bisi ritorna in vita. E sconvolto dal fatal viaggio scivola in una crisi esistenziale cercando (e trovando) rifugio nella memoria. Egli così ritrova la madre, vittima di un padrone violento. Rivede il suo mentore e pigmalione, il professor Neri.

RAMMENTA LA STORIA di passione tra la principessa Maria Spinelli e il compositore Giambattista Pergolesi. Rievoca i suoi incontri in Medioriente con Boluz Yazigi, l’arcivescovo ortodosso di Aleppo, con Kaled Al Asaad, il celebre archeologo di Palmira e lo struggente innamoramento per Fadia, la novizia cattolica che non riesce proprio a dimenticare. E così, nel tentativo di recuperare l’amore temporaneamente perduto, Bisi decide di tornare in una Siria sconvolta e distrutta dalla guerra. Ma non vi troverà più i suoi amici, uccisi dai miliziani dell’Isis e invece continuerà a cercare strenuamente Fadia. Nel libro si dipana dunque un viaggio nel Mediterraneo. Qui la microstoria si interseca alla macrostoria portando il lettore a rispolverare l’immaginario di due civiltà che si incontrano e si riscoprono affini. Gioffrè riesce a surfare abilmente tra l’incanto dell’amore privato e l’orrore di una guerra dimenticata. Forse Fadia è anche un pezzo importante della sua vita privata, ma questo è un dettaglio di cui lo scrittore non ama parlare. Fadia potrebbe essere piuttosto la storia di un rimpianto, il desiderio di un cuore che vuol sciogliersi nei ricordi, alla ricerca un mondo che, ormai, non c’è più e che porta struggenti dolori con sé.

È L’AMORE incompiuto e proibito come quello tra la principessa Spinelli e Pegolesi. Ma parimenti è simile all’amore impossibile di Orfeo ed Euridice, un amore destinato a sopravvivere solo nella sua memoria. «Rinascere e perpetuare nel tempo»: questo era il segreto che legava Spinelli e Pergolesi. Lo stesso che lega Bisi a Fadia nell’ultima immagine del libro quando lei si allontana verso la porta mentre «la luce del mattino si posò dolcemente sul suo velo rendendola una creatura eterea e immaginifica».

Fadia di Gioffrè è un lungo viaggio tra il mistero della vita, l’incanto dell’amore e le tragedie del nostro tempo. Un’ apoteosi dell’amore per la vita e un memento del dolore che ogni esistenza si porta dietro. E che consacra uno scrittore di vaglia, dotato di grande efficacia emozionale.

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