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Due anatre mi hanno sbarrato la strada

Da quando il traffico di auto, navi e aerei si è depresso, gli animali si stanno allargando. Nei porti di Cagliari e Trieste sono tornati i delfini, nel parco Sempione […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 2 aprile 2020

Da quando il traffico di auto, navi e aerei si è depresso, gli animali si stanno allargando. Nei porti di Cagliari e Trieste sono tornati i delfini, nel parco Sempione di Milano sono state fotografate delle lepri, a Bergamo alta si aggira una cinghialessa con i suoi sei cuccioli, daini e cerbiatti si sono fatti vivi nella periferia di Parma, nelle acque di Venezia sono tornati i pesci.

D’accordo, stanno scorrazzando di più anche i topi, ma quelli si vedevano anche prima e quindi non valgono. Questa riappropriazione animale del territorio dimostra che la fauna andrebbe avanti benissimo, se non meglio, anche senza il bipede parlante, cioè noi, che poi dovrebbe essere anche pensante, ma qui non mi addentro per non aprire sconfinate digressioni sulla qualità del pensiero.

Anch’io ho avuto il mio incontro del terzo tipo. Mi sono vista sbarrare la strada da due anatre. Ho il privilegio di essere bloccata nella Svizzera italiana, non lontano dal lago Maggiore. Essendo qui molto attenti alle distanze, ma in modo meno ossessivo che in Italia, ti permettono di sgranchirti le articolazioni fra i boschi, lungo i fiumi, sulle rive del lago a patto di mantenere le dovute distanze. Ero in auto quando, in mezzo a una strada di solito trafficata, vedo due anatre, un maschio e una femmina. Mi fermo. Niente. Suono poco poco il clacson e quelle non fanno una piega. Risuono. Come parlare al muro. Provo di nuovo. Si girano dall’altra parte. Ho dovuto muovere un po’ l’autoveicolo per convincerle a scansarsi, ma l’hanno fatto di malavoglia e con un certo sussiego.

Non sono una sfegatata amante della vita di campagna, anzi sono fatta per la città, però questa cosa che gli animali stanno prendendo spazi che ritenevamo solo nostri mi piace un casino perché ci ricorda quanto siamo momentanei e facoltativi.
Certo, avessi rivisto la volpe che fino a un anno fa si affacciava sul bordo del bosco quando arrivavo mi sarei sentita più smagliante, perché un conto è dire «Ho incontrato due anatre», un altro «Mi ha salutato una volpe». Mi devo accontentare, anche perché la volpe l’ha fatta fuori un contadino per salvarsi le galline. Com’è triste la guerra fra poveri.

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