Dubbi Fiom sul piano Fiat: «Non ci fidiamo: vogliamo i fatti»
Auto L'appello del sindacato al governo: serve una politica industriale
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Il debutto del nuovo piano Fiat in Borsa non è stato ieri per niente facile: il titolo in apertura è crollato di ben il 6,4% a Piazzaffari, e poi è stato bloccato due volte su cali del 9% e dell’11%, chiudendo a -11,7%. Evidentemente Sergio Marchionne non ha saputo convincere, e gli analisti offrono alcune possibili motivazioni: obiettivi del piano ambiziosi ma nessuna opzione speculativa, come poteva essere la vendita di Ferrari; sorprese non positive sulla generazione di cassa; la trimestrale in rosso a causa dell’acquisto dell’ultima quota di Chrysler. Inoltre, da Rimini, sono arrivati i dubbi della Fiom di Maurizio Landini: che certo non influenzano i mercati, ma sicuramente non hanno un positivo impatto di immagine.
«Abbiamo alle spalle esperienze in cui Fiat ha presentato piani che poi sono stati modificati, ridotti e cambiati più volte – ha commentato Landini – Quindi dobbiamo verificare gli ultimi numeri forniti da Marchionne a Detroit». Il segretario della Fiom ricorda che «l’ultimo piano, il Fabbrica Italia del 2010, parlava di arrivare a 1,4 milioni di auto nel 2014, mentre attualmente siamo a 386 mila prodotte in Italia. Di quegli 1,4 milioni, ben 500 mila avrebbero dovuto essere Alfa, mentre attualmente siamo fermi a 74 mila. E adesso Marchionne ne annuncia 400 mila tra 4 anni. Quindi, se consentite, mi permetto di avanzare qualche dubbio».
E non solo, perché 4 anni fa Marchionne si era impegnato a portare tutti gli impianti a regime per il 2014, riassorbendo tutta l’occupazione: «Anche qui, promesse disattese – dice Landini – Abbiamo il 60% di operai in cassa, e sono stati chiusi alcuni stabilimenti, come Termini Imerese e Irisbus». Quindi la promessa ripetuta oggi da Marchionne, ma rinviata al 2018, ovviamente viene vista con scetticismo: «Intendiamoci – dice Landini – a noi fa piacere che non si venda l’Alfa e che si voglia produrre in Italia, e ci auguriamo il meglio, vorremmo che tornassero tutti al lavoro al più presto. Ma temo che visti i volumi e i tempi tratteggiati da Marchionne, di cui non ci è stato fornito purtroppo un dettaglio, se anche si realizzasse il riassorbimento annunciato, questo potrà avvenire solo dopo qualche anno di cassa».
E non è che gli ammortizzatori siano infiniti: tanto più in una fase in cui il governo annuncia radicali riforme, con la cancellazione della cassa in deroga. «Noi preferiremmo si cominciasse a ricorrere, come si è fatto a Pomigliano, alla solidarietà», dice Landini. «Entro sei mesi si porrà il problema dei lavoratori di Termini Imerese: sono 1500 persone che rischiano di restare in mezzo a una strada». Un altro punto di preoccupazione è che «di fatto scompare il marchio Lancia». «Inoltre – dice Landini mi chiedo dove si reperiranno le risorse per finanziare il piano industriale visto che c’è un indebitamento molto alto e la liquidità interna, in passato, è stata utilizzata per pagare gli interessi sui debiti». E lancia un appello al governo Renzi: «A differenza di tutti gli ultimi esecutivi, faccia politica industriale, eserciti il suo ruolo: come fanno Merkel, Hollande, Obama. Convochi la Fiat e il sindacato per avere chiarezza sul piano».
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