La Conferenza Nazionale sulle Droghe si è conclusa a novembre 2021 con una serie di importanti indicazioni per un cambiamento sostanziale delle politiche sulle droghe in Italia. Dopo 12 anni di silenzio, questo risultato può avere sviluppi significativi ma a condizione che si passi alla fase della sua attuazione concreta. Il clima politico non è incoraggiante, la recente bocciatura del referendum sulla cannabis ne è un segnale rilevante. Eppure la Conferenza Nazionale è un adempimento di legge di legge ed è qualificata come governativa e allora è da questa specificità che dobbiamo ripartire.

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Come Rete per la Riforma delle Politiche sulle Droghe abbiamo da tempo richiesto un confronto e inviato alla Ministra Dadone le nostre proposte.
Nell’attesa che si avvii un urgente processo di riscrittura dell’attuale normativa, riteniamo che un primo strumento importante possa essere l’annunciata elaborazione di un nuovo Piano di Azione Nazionale sulle Droghe. Ma se vogliamo scrivere un testo che non sia rituale, è necessario che il Piano abbia alcuni requisiti che indico nelle linee generali.

1. La indicazione di un quadro di orientamento politico e culturale delineato sulla base dei principi emersi nella Conferenza nella prospettiva chiaramente esplicitata del superamento della legge penale.
In questo quadro vi sono due direttrici lungo le quali prevedere le azioni:
– attuare in tempi medio-brevi alcune delle misure indicate per il contenimento della realtà afflittiva della reclusione e la limitazione drastica del ricorso al carcere incentivando le misure alternative alla detenzione anche verso un’area territoriale esterna;
– promuovere l’innovazione del sistema degli interventi mettendo al centro la Promozione e la Tutela della Salute delle persone che usano droghe (PUD), e il riconoscimento delle loro competenze, nella prospettiva della Riduzione del Danno (RdD). Un primo orientamento verso un modello di regolazione sociale del fenomeno, pur rimanendo all’interno di una normativa penale da superare, attuando appieno i LEA della RdD;

2. Una chiara definizione degli obiettivi del Piano, dei metodi, delle azioni e degli indicatori di risultato, delle risorse in una logica coerente che connetta le diverse azioni in una prospettiva comune e specifichi i criteri per la partecipazione dei diversi attori istituzionali e sociali, incluse le PUD;

3. L’individuazione dei dispositivi attuativi e dei compiti dei diversi livelli istituzionali, dai Ministeri alle Regioni ai Comuni per la realizzazione delle innovazioni e per l’avvio delle sperimentazioni (come il drug checking e le stanze dell’uso sicuro) e la definizione degli indicatori di verifica e valutazione del processo.

Il Piano, così concepito, può rappresentare uno strumento per realizzare innovazioni in grado di introdurre cambiamenti graduali ma sostanziali che anticipino e preparino il terreno per un cambiamento definitivo della legge penale.
Ma è necessario che il Governo si assuma le sue responsabilità politiche, valorizzando la delega attribuita alla Ministra Dadone e coinvolgendo i Ministeri della Salute, della Giustizia, del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Conferenza Stato-Regioni e dei Comuni.

È un appello alle forze politiche perché sostengano questo processo anche con l’impegno ad approvare la proposta Magi-Perantoni, che apre la strada alla depenalizzazione e autorizza la coltivazione domestica della cannabis.
La Rete per la Riforma delle Politiche sulle droghe promuoverà iniziative pubbliche con tutte le realtà e i soggetti interessati, politici, sociali e del mondo dei media per lanciare e sostenere questo processo di cambiamento politico e culturale.

Il documento della Rete su Fuoriluogo.it