Visioni

Drodesera, percorsi artistici in mutazione

Drodesera, percorsi artistici in mutazioneMāter Mātris – foto di Roberta Segata courtesy Centrale Fies

Eventi Da festival con quaranta edizioni all'attivo si è trasformato in un progetto dedicato alle arti performative

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 1 luglio 2021

Era partita già nella scorsa estate la muta di Drodesera, da festival con 40 anni alle spalle a Centro di ricerca per le pratiche performative Centrale Fies. Ora, abbandonata con coraggio la sicurezza di una programmazione festivaliera collaudata, ha inaugurato – nei margini delle restrizioni anti Covid – una nuova stagione di percorsi artistici che occupano tutto l’anno e tutti gli spazi dell’ affascinante ex centrale idroelettrica di Fies. Un esempio pioniere in Italia di recupero di archeologia industriale a fini artistici e culturali che ha scardinato dinamiche cristallizzate, utilizzando modalità fuori dagli standard.

C’è un posto vicino a te che ancora non conosci”, campeggia nero su bianco nei cartelloni che parlano ad un pubblico invitato a conoscere il percorso dell’arte e dell’attore più che del suo prodotto finale: con i rischi del caso, la lungimirante direzione di Barbara Boninsegna e Dino Sommadossi, ha virato abbracciando in toto la vocazione di centro di ricerca e produzione, punto di riferimento artistico e sostegno logistico -economico per una galassia multiforme ed internazionale come quella dell’arte performativa.

DOPO LE APERTURE di maggio e giugno, con Thank you for Coming e Live Works Summit 2021, dal primo al 3 luglio Feminist Futures raccoglierà venti tra artiste ed artisti, undici istituzioni diverse tra festival, teatri nazionali, centri di produzione e residenza, per dar vita al meeting della rete europea dedicata alla Performing Art, APAP, rete vincitrice di uno dei più importanti bandi di Creative Europe. Giornate che offrono un’ampia selezione di incontri, dibattiti, performance ed installazioni di artiste tra cui Anne Lise Le Gac, Eva Geatti, Michikazu Matsune, Chiara Bersani, Tatiana Julien ed ancora Sotterraneo, OHT, Jacopo Jenna. Per loro Centrale Fies è stata quest’anno un campo base dove poter vivere di studio, ricerca e confronto in grado di di coinvolgere reti internazionali e realtà locali. Come il progetto TUCUL-Monumenti temporanei a Agitu Ideo Gudeta (la pastora etiope uccisa in Trentino nel dicembre 2020), frutto di una residenza artistica dei fratelli Offman che dal 4 luglio metteranno in mostra al Le Garage Lab di Trento.

Ma Feminist Futures non è solo programmazione, è anche una School condotta da ricercatrici ambientali, sociologhe del lavoro, artiste che puntano ad un network socialmente più inclusivo, a partire dalla parità di genere. In mostra per tutta la durata di APAP Feminist Futures Festival, la prima personale della performer australiana Madison Bycroft, Uncommitted Barnacle, un viaggio all’interno del suo immaginario.

NUOVO CAPITOLO si apre dal 17 al 19 settembre, con la ricerca partita cinque anni fa con accademie ed università, per dar vita a percorsi dedicati all’alta formazione con apertura finale al pubblico. Saranno studenti e docenti del corso di danza, movimento ed arti visive dell’Academie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles ad aprire il loro anno accademico proprio negli spazi di Centrale Fies. Con Università Iuav di Venezia, Fondazione Onassis di Atene e Collettivo Ebano di Lisbona saranno invece presentati i primi passi del progetto europeo Pass the MIC!Decolonizzare l’educazione attraverso l’arte.

Tutte le informazioni: www.centralefies.it

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