«Sin dalle consultazioni ho detto a tutti che il governo non si sarebbe fatto senza i 5S. Resta la mia opinione». E se l’appoggio dei succitati fosse esterno? «Il M5S ha dato contributi importanti all’azione di governo. Sono certo che continuerà a darli. Il governo valuta troppo quel contributo per accontentarsi di un appoggio esterno».

CON LA TENSIONE ANCORA altissima, le truppe pentastellate che spingono per uscire dal governo, Conte ancora tanto inviperito che l’incontro annunciato dallo stesso Draghi da Madrid è ancora in forse («Ci siamo scambiato un messaggio. Ci risentiremo domani»), il premier, rassicurato dal colloquio con Mattarella che la sera prima aveva ricevuto il leader dei 5S, non solo stempera ma, per una volta, blandisce. Più di quanto abbia mai fatto dall’ingresso a palazzo Chigi in poi.

Draghi è un maestro nell’arte dello sdrammatizzare. Lo fa anche stavolta, quando sembra seduto su un vulcano a rischio di eruzione. Resta serafico: il ritorno anticipato a Roma dal vertice del G7 era previsto, imposto dall’obbligo di varare le misure di sostegno contro il caro energia, che dovevano necessariamente essere approvate ieri, e di preparare gli interventi contro la crisi idrica, la peggiore da 70 anni, il cruccio più immediato. Richiede interventi non solo emergenziali visto che non si tratta solo della conseguenza di tre anni di piogge scarse: «Da noi la dispersione d’acqua è a livelli straordinari, oltre il 30%».

E quella foto desolata che ha fatto il giro dei giornali e dei siti, con un Draghi seduto mesto e solo, col cellulare in mano: «Era un’occasione sociale, tutti gli altri parlavano di quadri e musica. Io facevo delle telefonate per preparare il cdm di oggi e, sì, ero anche un po’ stanco». Tutto qui.

MA CERTO IL PIATTO forte è a 5 stelle. Draghi smorza: «Mai detto quelle cose a Grillo. Dicono che ci sarebbero riscontri oggettivi: li aspetto». Ma soprattutto vellica. La vera dimostrazione di quanto sia profonda la sua preoccupazione è proprio l’insistenza con la quale martella sull’impossibilità di andare avanti senza i 5S, sulle splendide prove offerte sin qui dalla maggioranza, quelle che hanno permesso di raggiungere tutti gli obiettivi fissati dal Pnrr per giugno.

E sulla determinazione nel perseguire la transizione ecologica, l’obiettivo comune che aveva cementato l’accordo tra lui e Grillo nei colloqui che portarono alla nascita del governo. Sino a che punto la diplomazia può tradursi in scelte concrete in direzione di una pacificazione con il Movimento? Sulle armi all’Ucraina non c’è margine, se non la conferma della disponibilità a trattare ove si aprisse uno spiraglio. Sulla nota più dolente, la cancellazione del Superbonus, chissà. Il premier non ne parla. Nessuno si informa. Se a un incidente si arriverà sarà proprio su quel punto nevralgico.

Le norme di sostegno varate ieri sono essenzialmente quelle dei decreti precedenti: eliminazione degli oneri aggiuntivi, Iva al 5%, bonus energia per i redditi fino a 12mila euro l’anno. Lo stanziamento è più esiguo rispetto agli altri tre dl, intorno ai 3 miliardi, ma altre misure potrebbero arrivare in luglio. Una novità però c’è, ed essenziale. Lo stoccaggio di gas è al 58%: bisogna arrivare al 90% per l’inverno. La formula degli incentivi alle imprese che stoccano non ha funzionato. Dunque il governo stanzia 4 miliardi per finanziare le aziende che stoccano, attraverso il Gse (Gestore servizi energetici). La faccenda è affidata al gestore pubblico e c’è chi segnala che seguire questa via quando il prezzo del gas era sensibilmente più basso avrebbe comportato acquisti molto più corposi per la stessa cifra.

SULLA CRISI CHE INIZIA a mordere a fondo Draghi non si sofferma. È vero, l’occupazione cala di parecchio nell’ultimo mese, come certifica l’Istat. Ma sulla possibilità di un intervento shock sul cuneo fiscale anche anticipato rispetto alla legge di bilancio Draghi non si sbottona. Annuncia solo che già la settimana prossima incontrerà le parti sociali e in quella sede si discuterà sul che fare. E sul quando. E sul come. È un rebus complicato: con la via dello scostamento di bilancio preclusa, l’impegno ribadito anche ieri a «difendere il potere d’acquisto e la competitività delle imprese» non è facile da mantenersi. Dicono che Draghi abbia in mente un nuovo fondo Sure europeo, come quello messo in campo contro la disoccupazione durante la crisi Covid, stavolta per finanziare un taglio strutturale del cuneo. Molto ambizioso. Poco a portata di mano.